Bisogno di riferimenti.
Siamo esseri biologici ….. ogni tanto siamo affettivi ….. sporadicamente razionali. Marco Chisotti.
“Essere attenti ai segni, compiendo gli esercizi, l’Anima diventa più attenta a ciò che accade in sé stessa e fuori di sé, guarda il mondo con sensi più acuti. Un’anima sana non si fissa sull’aldilà o sulla fine del mondo, ma accoglie i tesori che trova nel tempo presente, nel luogo che il fato le ha destinato. Essere attenti ai segni che la vita ci manda, essere ben svegli è il segreto.”
“Noi siamo quello che pensiamo di essere.” è con questa frase come titolo di una serata a tema che 25 anni fa ho inaugurato la mia attività di formatore, mi torno a chiedere cosa è cambiato da allora nel mio pensiero e la mia risposta, tolto qualche sfumatura come fingiamo al posto di pensiamo, è che non è cambiato nulla, la mia “intuizione” di allora è rimasta la stessa, così ricordo d’aver iniziato la serata con una storiella che non capirono in tanti anche se oggi mi pare molto semplice:
“Un maestro Zen si trova coi suoi discepoli attorno ad un bellissimo stagno pieno di ninfee e koi, carpe giapponesi, ad un certo punto guardando i koi 鲤 il maestro dice: ‘che gioia che hanno questi pesci’ subito i discepoli si guardano, sempre attenti a prendere in castagna il maestro e le sue affermazioni, e sussurrano tra loro: ‘ma come fa a sapere che i koi 鲤 dello stagno hanno gioia ….. si è vero come fa? Questa volta l’abbiamo colto in difetto!’ Dopo poco il più intraprendente tra i discepoli si fa coraggio e dice: ‘Maestro come fa a sapere che i koi 鲤 hanno gioia!’ Il maestro come stupito della domanda li guarda e dice loro: ‘La mia gioia è la gioia dei pesci!'”.
Noi siamo quello che passa nella nostra mente, siamo i nostri pensieri, siamo i nostri intenti, la nostra ragione, siamo la causa del mondo che ne è la conseguenza.
Noi tutti viviamo in un sistema in cui la realtà e l’uomo agiscono e reagiscono attraverso continue retroazione, e questo fatto apre la strada ad una nuova visione della realtà, una realtà secondo Bateson fatta di connessioni, di relazioni, dove l’ecosistema diviene un congegno interattivo e comunicativo nella sua struttura unitaria che connette.
Ciò che ritengo utile sottolineare é che il cervello agisce come un’entitá capace di creare organizzazione, e questo é necessario perché l’uomo vive círcostanzialmente in ambiti da lui stesso mappati, nell’interesse di conservarsi come essere in divenire; solo ciò che direttamente o indirettamente è interessato o viene considerato come tale degno di attenzione viene denotato di significato.
Da dentro la vita parliamo della vita, la nostra gioia è la gioia della vita, il nostro scopo è lo scopo della vita, la nostra cultura è la nostra vita.
Tre affermazioni in particolare sono sostenute da Gregory Bateson e tornano spesso nel mio pensiero:
2) I procedimenti della scienza sono una guida per la “scoperta” che scoperta più non è divenendo una costruzione dei processi stessi di percezione.
3) Molte illusioni percettive corrispondono e possono ricevere una spiegazione dalla comprensione degli errori sistematici che si incontrano nella scienza.
Gli organi di senso sono definibili secondo Gregory dei trasduttori in quanto traducono schemi di energia ricevuta in segnali che possono essere letti secondo un codice; la supposizione che si fa è che i dati cosi ottenuti siano utilizzati per generare Ipotesi sia a livello percettivo che di scienza.
Le percezioni per questa ragione si possono chiamare ipotesi percettive, si possono riscontrare tre stadi di percezioni:
1) I segnali, configurazioni di eventi neuronali collegati con gli stimoli in entrata a seconda delle caratteristiche dei trasduttori.
3) Le ipotesi, selezioni di dati segnalati e postulati, organizzati in modo da essere efficaci in situazioni tipiche e in alcune situazioni nuove.
I segnali dipendono dai dati che dipendono dalle ipotesi, la cosa mi diverte perchè mi ritrovo sempre in un gioco dove non accetterei mai di far parte del club che accettasse tra i suoi membri uno come me, un paradosso cognitivo.
Il segreto è dunque esser attenti ai segnali, ma i segnali li vediamo come dati nel momento che sappiamo dove guardare, ed è attraverso le ipotesi che cogliamo i segni e guardiamo attraverso le intenzioni con cui ci confrontiamo, con cui ci orientiamo nella vita, con cui viviamo nel nostro presente.