L'atto ipnotico nell'induzione.
Considerando il lavoro di J. Austin sugli atti linguistici, il qual
lavoro ora si ritrova come base operativa nella filosofia analitica,
ogni espressione linguistica è un atto: anche l'enunciato ritenuto
constativo (constatare attraverso un analisi visiva, o logico
cognitiva) è un'azione (ad esempio, dire "e mentre chiudi gli occhi ti
accompagno…" equivale a un impegno, a un atto, è enunciazione
performativa e non solo indicativa e descrittiva).
Così il linguaggio ipnotico è scomponibile iin tre atti ipnotici
differenti:
L'atto ipnotico locativo è quello con cui si dice qualcosa dotato di
significato (ad esempio, "i tuoi occhi sono aperti la tua mano è
leggera") e può essere elaborato dal punto di vista paralinguistico
(tono, timbro, ritmo e volume della voce).
L' atto ipnotico illocutivo è un atto effettuato col dire qualcosa:
esso, oltre a informare, constatando una data realtà (ad esempio, il
fatto che i tuoi occhi siano effettivamente aperti, o che la mano sia
proprio leggera), può contenere un'esclamazione, una preghiera o un
suggerimento (ad esempio, l'invito a chiudere gli occhi o nel caso di
chiudere ancora più fortemente i tuoi occhi o l'invito a sollevare la
mano ora ). L'atto illocutivo ha quindi una forza collegata alla reale
intenzione di chi compie quell'atto ipnotico.
L' atto ipnotico perlocutivo è l'atto compiuto per il fatto di dire
qualcosa: quello per cui si raccoglie il suggerimento (o comando,
invito, ecc.) implicito in quell'atto "illocutorio" e si esegue ciò
che viene suggerito (si chiudono, cioè, gli occhi, si solleva la
mano). Mette in evidenza l'interattività costitutiva dell'ipnosi,
cioè gli effetti sugli interlocutori che l'atto ipnotico determina.
Queste specifiche aiutano a distinguere e comporre con precisione
l'esperienza dell'ipnosi.
Per quanto riguarda il lessico ipnotico (le parole usate durante un
induzione) è utile fare una distinzione:
Il lessico passivo, viene capito tramite il senso del contesto non si
riesce ad utilizzarlo attivamente, mentre il lessico ipnotico attivo
risulta produttivo, viene utilizzato anche mentre si parla e le sue
possibilità di impiego sono così conosciute che vi si possono formare
frasi sensibilmente comprensibili, che raggiungono con facilità la
possibilità di guidare la persona.
Per quanto riguarda il numero di parole da usare con l'ipnosi in
generale bastano dalle 400 alle 800 parole, le parole usate nella vita
quotidiana.
L'uso di parole più difficili come quelle usate in riviste, giornali o
nei classici arrivando fino a 4.000 alle 5.000 parole, o in casi
eccezionali come son presenti in Dante o James Joyce, parole fino a
80.000 o 100.000 parole, ha solo lo scopo di generare o confusione o
saturazione del canale razionale cognitivo o quello percettivo.
Il linguaggio e di conseguenza il lessico deve essere semplice durante
l'induzione come si parlasse ad un bambino, al massimo usando parole
più difficili all'inizio dell'induzione e via via che si prosegue
nell'induzione usare un lessico più semplice.
Ad esempio osservando la costruzione di nuovi campi di comunicazione
(Chat, SMS, …) nei quali si utilizza un lessico che va dalle 100
alle 200 parole, si può arrivare ad usare e ripetere in modo
rafforzativo le stesse parole.
L'esperienza che si crea con l'uso mirato delle le parole è come una
nagia, una tecnica che si prefigge lo scopo di influenzare gli eventi
e dominare i fenomeni fisici, di creare ed usare l'inconscio,
servendosi di gesti, atti ipnotici formule verbali e rituali
appropriati a far cambiare, adattare, riequilibrare la persona che
stiamo portando o mantenendo in trance ipnotica.
Dr. Marco Chisotti
Psicologo Psicoterapeuta
Ipnosi Terapeuta
Cell. 3356875991
https://www.chisotti.com
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