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Dalle allucinazioni alle convinzioni: la coscienza…

Dalle allucinazioni alle convinzioni: la coscienza prima e dopo ogni esperienza.

Marco Chisotti


La nostra coscienza, o più semplicemente consapevolezza di un proprio Sè, si divide in due esperienze fondamentali: la percezione del mondo esterno attraverso i sensi, e la coscienza di noi stessi, il nostro Sè. 

Il nostro cervello continuamente produce delle previsioni sulle quali basare la percezione del mondo esterno.

In questa fase il cervello compara le percezioni dei suoi sensi con le aspettative, le convinzioni acquisite dalle esperienze passate su com’è il mondo intorno a noi, in modo da poter creare un’ipotesi su ciò che ha generato i segnali che i sensi gli fanno pervenire.

Il cervello non percepisce direttamente suoni, colori, immagini, sensazioni, prima costruisce un’ipotesi di quel mondo esterno e poi corregge l’ipotesi mano a mano che ottiene nuovi elementi percettivi.

In queste due figure è possibile cogliere il lavoro che fa il cervello quando utilizza le sue memorie passate per generare un’esperienza, le lettere A e B sono della stessa tonalità di grigio in verità, ma essendo la B sotto il cono di ombra la B risulta di un grigio più chiaro rispetto alla A.  

Quello che succede è particolare, quando noi non riconosciamo un suono, per esempio, per poterlo comprendere lo dobbiamo contestualizzare, contestualizzandolo riusciamo a capirlo, questo aumenta grandemente la possibilità di comprendere l’esperienza. 

Quello che succede quindi è che la percezione è subalterna alla previsione, piuttosto che essere direttamente dipendente dai sensi.

La percezione dunque funziona in due direzioni: una arriva dall’esterno, l’altra proviene da una costruzione interna legata alle nostre esperienze passate, in grado di generare una previsione, il mix di queste due esperienze ci avvicina alla percezione finale, la realtà che ci sta attorno.

Possiamo pensare che le allucinazioni ad esempio siano una percezione che noi non controlliamo, dove vengono cambiati degli elementi all’insaputa della coscienza, e noi subiamo quegli elementi come dominanti nella nostra percezione visiva.

Ad esempio provate a pensate che in questo momento, mentre state leggendo queste parole, potreste essere in una allucinazione, una speciale allucinazione dove gli elementi che leggete, da me riportati in forma scritta, costituiscono la vostra realtà. 

La cosa magica è che io posso immettere in questo articolo tutto ciò  che voglio, ma quello che rende quello che io dico interessante o meno per voi dipende dalle vostre previsioni, il che è quello per cui state leggendo, oltre a ciò che ho scritto.

Possiamo pensare che il nostro cervello crei delle allucinazioni, corrette in tempo reale dagli organi sensoriali, i quali limitano le ipotesi di queste possibili allucinazioni, la loro viabilità. Definiamo con “viabile” un concetto del costruttivismo, che rende l’idea del più probabile, ed è il più utile elemento che entra in gioco. La viabilità è data da un confine che si viene a creare tra le informazioni esterne e le previsioni interne del cervello.

In questa modalità si può vedere come il cervello, generando ipotesi e valutandole attraverso i sensi nella loro prevedibilità, crei un mondo curioso, interessante, monotono, stancante, a seconda delle condizioni e delle situazioni che noi veniamo mano a mano a vivere.

La vostra lettura è una costruzione continua, attraverso allucinazioni indotte da ciò che io ho scritto, considerandole alla fine reali, e succede che, quando tutti quanti siamo d’accordo sull’allucinazione, la chiamiamo “realtà”. 

Sia la percezione che l’allucinazione sono i confini diversi del nostro reale, le allucinazioni sono percezioni incontrollate, e le percezioni sono allucinazioni controllate.

Se prendiamo in considerazione il Sè autobiografico abbiamo la stessa esperienza nella percezione di noi stessi, non più il mondo esterno ma la nostra identità. 

Anche quest’identità è un’allucinazione controllata, generata dal nostro cervello. Ora è facile pensare che la realtà esterna sia percepita in modo distorto dai nostri sensi, più difficile pensare che il mio IO interiore sia ingannato e generi allucinazioni su me stesso. Anche se possiamo dare la percezione di noi stessi come scontata, in verità non è così. Se entriamo nel campo degli stati mentali possiamo percepire noi stessi veramente in modi molto molto diversi, possiamo creare molte ipotesi su noi stessi, generate dal nostro cervello, tutte quante plausibili. 

Ci sono diverse coscienze che partono dall’esperienza corporea, come la coscienza legata a ciò che stiamo facendo, la conoscenza legata alla nostra volontà, la coscienza della nostra identità, una coscienza, ad esempio, ricca di ricordi, interazioni sociali, emozioni, che si vive nel tempo, ed è la nostra storia. 

E facile che la percezione di unicità che viviamo per esempio vada a perdersi generando forti disagi fino ad arrivare a creare problemi mentali, la costruzione del nostro cervello di un’identità unica e stabile è spesso fragile.

Credo che sia questa la ragione per cui tendiamo a sviluppare abitudini, routine, ripetizioni che mantengono   l’allucinazione dedicata all’idea di noi stessi, unica e costante nel tempo.

Se torniamo alla percezione del Sè corporeo anche qui il cervello genera una sua ipotesi di come è il nostro corpo.

La percezione del corpo interno è chiamata interocezione, ed è la sensazione di avere delle parti interne le quali comunicano con il nostro cervello cosa sentono. Alcune parti come la pancia che contiene 500 milioni di cellule nervose, o il cuore che contiene 50 milioni di cellule nervose, sono più sensibili di altre.

L’esperienza della percezione interna del nostro corpo, anche non la consideriamo granché, è molto radicata ed è collegata alla percezione che abbiamo del corpo esterno.

Non percepiamo molto bene e  ben dettagliati gli organi interni – come invece accade con il mondo esterno e i suoi oggetti, e le persone, e il nostro corpo esterno – a meno che questi organi interni non facciano male. 

Quindi noi preleviamo il nostro mondo interno ed il suo funzionamento come un’allucinazione.

In sintesi, l’esperienza del mondo intorno a noi e di noi nel mondo è una serie di allucinazioni controllate, formatesi in milioni di anni di evoluzione per mantenerci in vita in mondi pieni di pericoli ma anche di opportunità.

Noi prevediamo costantemente noi stessi in vita, e da questa considerazione possiamo trarre queste implicazioni.

Come è possibile percepire in modo errato il mondo così è possibile percepire in modo errato noi stessi. Il presupposto implicato è che esista un meccanismo, anche se molto complesso evidentemente, che regola la percezione di noi stessi, quando questo meccanismo non funziona noi possiamo soffrire di depressione, schizofrenia e quant’altro.

La percezione che ho di me non può essere trasferita con facilità in un altro meccanismo pensante, se non attraverso l’empatia, Il nostro è un essere “Psicobioautobiograficosociospirituale” troppo complesso per poter essere previsto da una forma di intelligenza artificiale.

La coscienza umana è solo una delle tante possibili esperienze di coscienza che l’universo intero prospetta.

Il nostro sé individuale, la somma dei nostri 5 Sè, si basa su meccanismi che partono dal corpo biologico simili a tutti gli altri animali. Viviamo in un mondo complesso la cui complessità genera il mondo in cui viviamo e come elaboratore di terzo ordine produciamo l’elaborazione che lavora su noi stessi, così come fa la natura con noi. Viviamo in un mondo di allucinazioni che non sono altro che previsioni di un mondo possibile, e possiamo elaborare al meglio il mondo uscendo alla convenzione che esso sia già dato.