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Il senso del vivere una storia.

Il senso del vivere una storia, la nostra, la loro, la propria, l’altrui. La storia è un mezzo, se la si considera un fine è la sua fine.
Marco Chisotti.
Quante storie abbiamo da raccontare? Quanto spazio c’è per vivere, senza una storia non c’è vita, almeno non è pensabile la vita, la nostra storia accompagna il vivere, alle volte lo precede, senz’altro lo condiziona.
Dobbiamo credere alle nostre storie? Sarebbe meglio di no, ma non possiamo farlo, non possiamo allontanarci dalla nostra storia, alla fine felicità e tristezza sono spesso momenti di una stessa storia, forse rimane solo la storia a farci sognare, pensare, credere o dimenticare.
Ha senso vivere senza una storia? Propriamente no, non possiamo pensare senza una storia perchè senza una storia non percepiamo, i nostri sensi son sensibili alla storia che ci raccontiamo, a ciò che crediamo, e ciò in cui crediamo è sensibile alla storia che ci raccontiamo.
È possibile uscire fuori dalla storia? Se gioco sul soggetto della storia posso dire di si, se non metto confine alle storie e le lasciò intrecciar si tra loro no, siamo costantemente in un unica storia che ci racconta.
È possibile vivere una storia senza conoscere la storia? Questa è la parte buffa della storia quella che non conosciamo, posso vivere una storia anche se non verrà mai raccontata, tanto non la saprò, ne potrò raccontarla.
Oggi non mi sento in me, son fuori dal mio copione, ieri era chiaro chi ero e cosa facevo, ora non credo d’avere più tempo per credere ad una storia, credo sia così che finisce col confondermi la storia che stiamo vivendo anche senza saperlo.  
Rimane la storia anche senza di noi? Forse si, forse una storia non ha bisogno d’esser raccontata per esistere, anche se le storie più belle sono quelle che viaggiano, sono raccontate, stimate, sperate.
Una storia è un momento in cui mi fermò a pensare, con ordine e criterio, metto ordine tra ciò che è successo e quello che non è successo, tra ciò che è vero e ciò che non lo è, ma so che sono io a decidere sul dunque, così racconto solo le storie che penso e non necessariamente quelle che vivo.
La storia è figlia della nostra consapevolezza, figlia le tempo, alle volte figlia del consenso, la storia è alle volte infinita, poi diviene finita, nella storia ci sono tante cose che non si conoscono, che si deducono perché si è esperti di storie avendo e raccontate tante, avendole vissute, magari pensate.
È sempre meglio esser protagonisti della propria storia, anche se è impossibile esserlo della “Storia” perchè non esiste un unica storia ma infinite storie che ci raccontiamo e che si intrecciano in un infinito mondo di possibilità, a seconda del punto da cui si comincia a raccontarla la storia cambia, diventa un altra cosa.
Più una storia è importante e più le altre storie spariscono, non si presentano, non son significative, quali storie ami raccontarti, quella che parla di cose, di dove, di come e di quale perché.
Nel mio mestiere ascolto molte storie, ho molti pensieri per ogni storia, mi accorgo spesso quanto sia facile cambiare storia se si dimentica qualche dettaglio, se si modifica il tono, alle volte solo se si guarda da un’altra parte.
Le storie sono infinite come le possibilità di raccontarle, così gli stati mentali, gli stati d’umore, gli stati di pensiero che si abbinano ad ogni storia che ci raccontiamo, solo ascoltando le storie possiamo rispettare la vita, ogni giudizio è un altra storia che non c’entra nulla con la storia che si ascoltava.
Gli elementi della storia sono indispensabili per rimanere nella storia che stanno raccontandoci, senza tutti quegli elementi siamo in un’altra storia e tutto cambia inevitabilmente. Ogni storia che non sappiamo ascoltare si perde, sparisce dentro altre storie in un gioco infinito in cui tutti i perchè perdono di significato.
Vi lasci alle vostre storie ascoltando la mia che spesso rimane silenziosa lasciandomi orfano di un senso compiuto che ogni storia si merita.