histats
19th Ave New York, NY 95822, USA

Ipnosi: oltre le idee i fatti (prima parte)

Articolo composto in due parti: Ipnosi: oltre le idee i fatti.

Prima parte articolo: Ipnosi: oltre le idee i fatti.

Quando si parla di ipnosi si pensa solitamente ad una esperienza che ha a che fare con il controllo da parte di una persona sulla volontà di un’altra. Questa visione parziale e distorta non permette di comprendere quali sono le esperienze dell’uomo interessate direttamente o indirettamente dall’ipnosi.

L’ipnosi è un esperienza che riguarda gli stati mentali che l’uomo vive costantemente, dallo stato mentale di veglia, l’idea stessa di realtà condivisa nella vita quotidiana, a tutti gli altri possibili stati mentali alternativi.

Per meglio intenderci sull’ipnosi passando dalle idee ai fatti è utile comprendere alcuni punti fondamentali:

Il peso delle parole con l’ipnosi; sistemi di preveggenza e ipnosi; il senso del simbolo e del magico ed i collegamenti con l’ipnosi; l’ipnosi nei sistemi di coercizione psicologici, il lavaggio del cervello; i sistemi totalitari, Il carattere illusorio della conoscenza, la realtà come trance condivisa..

Come fare cose con le parole.

Quando le parole riescono a trasformare la realtà noi ne veniamo travolti e condizionati al punto che tutto si trasforma in altro, senza lasciarci il tempo neppure di reagire, le nostre aspettative si trasformano nella nostra realtà, qui si disvela il segreto dell’ipnosi, far avvenire cose con parole.

A un malato grave e in punto di morte i medici hanno francamente comunicato che non sanno diagnosticare la sua malattia, ma che probabilmente potrebbero aiutarlo se conoscessero la diagnosi. Gli comunicano inoltre che un famoso diagnosta visiterà nei giorni successivi l’ospedale e sarà forse in grado di riconoscere la malattia.

Un paio di giorni dopo lo specialista arriva e fa il suo giro. Giunto al letto del malato, gli getta un’occhiata frettolosa, mormora «moribondus» e prosegue.

Alcuni anni più tardi l’uomo va a trovare lo specialista e gli dice: «Volevo già da tempo ringraziarla per la sua diagnosi. I medici mi avevano detto che avrei avuto la possibilità di cavarmela se lei avesse potuto diagnosticare la mia malattia e nel momento in cui lei ha detto ‘moribundus’ ho saputo che ce l’avrei fatta» (Brancka Skorjanec, Il linguaggio della terapia breve, Ponte Alle Grazie, Milano 2000, p. 26)

Il racconto appena citato fa riferimento a un fatto veramente accaduto ed è un ottimo esempio di come sia possibile “fare cose con le parole”. Questo termine è presente nella teoria degli atti linguistici di Austin (How to do things with words, 1962). Secondo questa teoria un atto linguistico è una frase che non serve a definire una cosa vera o falsa ma a porla in essere. Un enunciato di questo tipo è detto performativo per distinguerlo dai constatativi.

Per chiarire meglio il concetto facciamo alcuni esempi di atti performativi:

• Dichiaro guerra

• Mi scuso

• Vi dichiaro marito e moglie

• Ti battezzo

• Ti nomino

• Ti condanno

• Ti avverto

• Ti lascio in eredità

• Ti dò la mia parola

• Con questo, sei avvertito

• Scommetto con te 10 euro che domani piove

In realtà Austin finisce per superare questa dicotomia tra constatativi e performativi con la semplice constatazione che tutti gli enunciati oltre a significare qualcosa eseguono anche atti particolari (evocano delle risposte) perché sono dotati di una forza specifica che va oltre la loro forza letterale.

Un esempio di ciò può essere l’uso indiretto: “Quella porta è aperta?”, “Sai le ore?”. Oppure prendiamo una frase del tipo: “Ti avverto che il toro caricherà”. Tale frase compie l’azione di avvertire (performativo) e predica qualcosa di vero o di falso (constatativo).

Si dice che un atto linguistico può essere ben riuscito solo quando soddisfa e si attiene a una procedura convenzionale esistente e lo fa in modo corretto e completo secondo il contesto appropriato determinando così il risultato previsto secondo la volontà dell’autore.

Per contesto appropriato si intende che le circostanze, le persone, i pensieri, le emozioni e le intenzioni sono appropriate e congruenti.

L’ipnosi non si ferma alle parole, utilizza il linguaggio in tutte le sue manifestazioni, quando una persona, che partecipa ad un rituale molto toccante, come può essere una funzione liturgica in un Santuario conosciuto, con una forte aspettativa di guarigione da una malattia, ad un certo punto entra in trance, anche senza rendersene conto e la sua attenzione si focalizza solo sulla monoidea di guarigione, se rimane concentrata sulla monoidea realizza un’ideoplasia, muovere proprie azioni solo col pensiero senza una diretta volontà, avviando un processo di auto-guarigione, più o meno veloce, che sicuramente risulterà efficace.

L’atto di fede contiene gli stessi ingredienti di un’indizione ipnotica:

forte aspettativa positiva (che possa succedere)

attivazione emotiva (carica emotiva)

abbassamento della critica (pensiero indifferenziato)

monoideismo (sviluppo della stessa idea)

Questi elementi garantiscono l’attivazione dell’emisfero destro capace di influire con ideodinamismi sul corpo e sistema neurovegetativo: il cervello pre-ipotalamico, mobilizza l’energia emotivo-affettiva collegata alla monoidea per dar luogo ad una sintesi di neurotrasmettitori, di mediatori, di peptidi e di ormoni, all’interno dell’ipotalamo che fa da trasformatore, queste sostanze a cascata trasmettono l’informazione sia nel resto del cervello post-ipotalamico, e sia nel resto del corpo, per trasformarla in azione.

Sistemi predittivi e veggenza.

In riferimento ai mentalismi, (virtuosismi di pensiero logico ed intuitivo) come capacità predittive, previsioni, considerazioni sul futuro, analizzando il modo di operare dei veggenti è possibile suggerire delle regole per risultare loro pari:

Fare tante previsioni, e sperate che qualcosa si avveri. Se ciò avviene, esibirle con orgoglio. Ignorare le altre.

Essere vaghi e ambigui. Le dichiarazioni precise possono essere sbagliate.

Usare molto simbolismo. Essere metaforici e utilizzare immagini di animali, nomi e iniziali. I credenti possono combinarle in molti modi.

Per ogni previsione cercare di coprire ciascuna possibilità e scegliere quella che si verifica come il «reale» intendimento della vostra previsione.

Indicare sempre un’origine divina per le vostre predizioni. In questo modo, i detrattori dovranno prendersela con Dio.

Non importa quanti errori farete, andate avanti. I credenti non prenderanno in considerazione i vostri sbagli e continueranno a seguirvi.

Predicare catastrofi: i devoti si ricorderanno più facilmente e diventano di gran lunga le più celebri profezie.

Per fare un po’ di autocritica anche l’ipnotista fa cose analoghe. Per poter essere efficace copre tutte le risposte possibili, rimane molto vago e ambiguo, fa uso di un linguaggio immaginifico e metaforico, incorpora tutti gli eventi e li utilizza a suo favore prendendosi il merito, evoca entità non verificabili come l’inconscio, nel caso in cui realizza fenomenologie negative come l’impossibilità ad alzarsi, a parlare, il suo prestigio viene enormemente ampliato. Possiamo però aggiungere che seguendo il principio della regola aurea del buon ipnotista: ogni persona al termine di un’induzione deve poter portare con se qualcosa in più di positivo e questa è la differenza che fa la differenza.

Parole senso e significato nel contesto magico.

Il lavoro con l’ipnosi avvicina al mondo della magia in quanto crea possibilità e nuovi ordini attraverso percorsi diversi da quelli condivisi, permete un riordino dell’esperienza, pensiamo all’idea di scoperta, in fondo la scoperta, come l’induzione ipnotica, come un sogno guidato, è un atto di magia, unisce cose e persone in un modo nuovo, differente.

“La scoperta consiste nel vedere ciò che tutti hanno visto e nel pensare ciò che nessuno ha pensato” ci è suggerito da Szent-Gyorgy, la psicoterapia lavora sul cambiamento e permette ad ogni individuo di reincorniciare la propria visione del mondo, è possibile usando l’ipnosi far cambiare comportamenti e pensieri che la persona ha organizzato in base alla propria esperienza.

Il pensiero arcaico, antico è ad un tempo pensiero empirico/tecnico/razionale da un lato e simbolico/mitologico/magico dall’altro. Il segno ed il simbolo si distinguono in due sensi diversi:

– un senso indicativo e strumentale in cui prevale l’idea di segno

– un senso evocatorio e concreto in cui prevale l’idea di simbolo (croce cristiana, croce uncinata ecc.)

Con le parole vengono evocati percorsi strutturati di esperienze differenti, l’ipnosi guida alla struttura dei propri piani comportamentali, ogni nome racchiude in se il segno ed il simbolo, il significante (segno arbitrario), il significato (senso), il referente (l’essere o la cosa nominata).

Il pensiero mitologico si rifà all’intelliggibilità del vivente, il particolare, ed il concreto, tutti gli eventi sono dei segni, vanno interpretati, collegandoli tra loro si creano nuove associazioni che orientano nella lettura delle proprie esperienze.

Ad esempio l’analogia tra sfera umana e sfera naturale ha portato a considerare i caratteri antropomorfi del cosmo, un paradigma antropo socio cosmico di riferimento. Questa visione identificativa e proiettiva ha portato a delineare l’influsso degli astri sulla vita delle persone, tanto da rendere gli individui influenzabili dalle predizioni ipnotiche dei programmi che l’astrologia declina per ogni periodo ed attività umana.

Prendendo in considerazione la magia possiamo egualmente vedere come si intreccia al mondo dell’ipnosi.

Le pratiche magiche non inibiscono il principio di realtà il desiderio deve obbedire a regole e riti per compiersi.

La magia obbedisce alla regola dello scambio, la magia corrisponde al pensiero simbolico/mitologico nello stesso modo si può sostituire al termine magia il termine ipnosi:

1) L’Ipnosi come l’azione magica si fonda sull’efficacia del simbolo, evocare e contenere ciò che il simbolo simboleggia.

2) L’Ipnosi come la magia si fonda sull’esistenza mitologica dei doppi, degli spiriti, delle reliquie, delle statue, delle immagini, delle esperienza reali o immaginarie presenti in noi.

3) L’Ipnosi come la magia si fonda sull’analogia, la forza dei simboli figurativi di immaginette, fantocci, bambole.

4) La magia utilizza il sacrificio, che porta fertilità, si ingrazia gli spiriti, ottenendo protezione, e sviluppando l’idea di purificazione, l’ottica del sacrificio è ancor oggi molto utilizzata per poter ottenere vantaggi, con l’ipnosi si lavora associando esperienze tra loro ed ottenedo risultati analoghi.

5) Tutte le magie del doppio si ritrovano ad agire su bambole, feticci, simbolismi, così strutturando parti differenti in un individuo con l’ipnosi è possibile creare nuovi significati, comportamenti.

6) La magia si fonda sulla potenza simbolica del linguaggio, sulla potenza analogica del mimo (comunicazione non verbale), e sulla potenza del rito, l’integrazione dell’universo mitologico che permette di stabilire il commercio con gli spiriti, nell’ipnosi succedono cose analoghe, l’immaginario si confonde con il reale, si emulano realtà possibili che poi si strutturano nei programmi di vita delle persone.

Simboli mito e magia devono essere uniti e proposti assieme perchè ognuna di esse possa dare un risultato compiuto, il pensiero razionale/empirico/tecnico si fissa sull’oggettività del reale, il pensiero mitologico si basa sulla soggettività dell’esperienza, la realtà soggettiva, l’ipnosi dal canto suo declina questi due livelli su di un unico piano esperienziale.

Nel pensiero simbolico/mitico/magico soggettivo ed oggettivo non sono dissociati si confondono, la rappresentazione si confonde con la cosa rappresentata, immagine e parola sono ad un tempo segni/simboli/cose (nome evocatore, immagine evocatoria, cosa evocata), il linguaggio è ancora indissociato non distingue tra indicazione ed evocazione, prosaico e poetico. Ogni attività mentale indifferenziata, l’attività della retromente, tende a reificarsi, ad unire immagine, parola e cosa, tende alla proiezione/identificazione, questo è anche il livello che l’ipnosi sfrutta, utilizzando l’attività del cervello “rallentata” (onde alfa) nello stato di trance, rispetto allo stato di veglia, il pensiero indifferenziato, e l’attività ideomotoria conseguente.

Anche il pensiero razionale tende alla semplificazione quando degenera nella razionalizzazione, risultato dell’attività di computazione che mette in primo piano soltanto entità dotate di senso, i segni ed i simboli, tanto da credere che l’universo emetta segni, mentre è la mente ad inferire segni, senso e significato dall’universo stesso.

Caso ed evento fortuito sono stati solo tardivamente ammessi dall’evoluzione della conoscenza.

Il pensiero simbolico/mitologico/magico utilizza l’identificazione per analogia, struttura la metamorfosi come formula onnicomprensiva e potenziale.La soggettività tende ai miti e l’oggettività tende a distruggerli, ma l’oggettività ha bisogno di un soggetto e il soggetto ha bisogno dell’oggettività, il soggetto che è all’interno del pensiero simbolico/mitologico/magico controlla dall’esterno il pensiero empirico/razionale/logico che gli serve a imporre il suo potere sulle cose.

Il mondo magico trae i suoi limiti dai limiti di quelli della mente:

l’incapacità o la grande difficoltà di fare tesoro dell’esperienza ed imparare dai propri errori

l’incapacità o la grande difficoltà di modificare i propri schemi mentali, in funzione delle novità

l’incapacità o la grande difficoltà di discernere i veri presupposti, problemi e criteri di giudizio da quelli falsi, raccogliendo una inutile mole di dati di riferimento

l’incapacità o la grande difficoltà di concepire mezzi adeguati ai fini, ricordare i fini nell’uso dei mezzi, cause finali da cause efficenti

La definizione di magia: è la scienza o meglio l’arte di causare il verificarsi di cambiamenti conformi alla propria volontà.

Il presupposto della magia è che qualsiasi cambiamento si richieda, può essere provocato mediante l’applicazione di un giusto grado d’una certa forza, nel giusto modo, attraverso il giusto mezzo ad un giusto oggetto.

Da qui i seguenti corollari:

– Ogni atto intenzionale è un Atto Magico, in quanto è una forza di volontà applicata con modi e mezzi idonei al raggiungimento di un obiettivo.

– Il primo requisito necessario per provocare qualsiasi cambiamento è la completa comprensione, qualitativa e quantitativa, delle condizioni di partenza.

– Il secondo requisito necessario per provocare qualsiasi cambiamento è la capacità pratica di mettere in azione le forze adatte alla situazione.

Se prendiamo l’esempio di un atto magico del tipo “con questo sortilegio io ti libero dal malocchio!” sappiamo che può avere effetto solo se le persone coinvolte hanno i pensieri, i sentimenti e le intenzioni richieste dalla procedura e se la procedura è stata eseguita come richiesto. Inoltre questa procedura o prassi il più delle volte si fonda su convenzioni ratificate dalla comunità di appartenenza.

Il potere della magia risiede proprio nella capacità della parola di suscitare immagini e emozioni nell’interlocutore.

Per il mago l’immaginazione è realtà, perché quando un uomo immagina qualcosa crea effettivamente una forma pensiero sul “Piano Astrale”. Questa forma pensiero può avere effetti benefici o malefici una volta che è stata vitalizzata dalla Volontà, dall’Emozione e dalla Fede. A questo proposito scriveva Paracelso: “L’immaginazione è come il sole, la cui luce non è tangibile, e tuttavia può incendiare una casa”.

Queste forme pensiero hanno una caratteristica peculiare, possono sfuggire al controllo del loro creatore che ne rimane effetto.

Qualcosa di simile accade quando acquistiamo un cagnolino per il nostro piacere, perché ci tenga compagnia. Col tempo esso diventa il nostro padrone, ne siamo dipendenti e dobbiamo soddisfare tutte le sue voglie.

In altri casi le forme pensiero sono create e potenziate dalla collettività. Si parla allora di una eggregora, cioé di una creazione sul piano astrale frutto della forza psichica congiunta di un certo numero di persone costituenti la catena magica.

I cerimoniali magici hanno proprio la funzione di creare e potenziare queste forme pensiero tramite il coinvolgimento emotivo nei confronti di qualcuno, di qualcosa, di un’idea; in genere qualunque cerimonia tende ad apportare un tono emotivo, mantenedo un atmosfora “magica”, dove gli stessi cerimonieri sono in uno stato di trance condivisa col resto del pubblico partecipe.

In altri casi succede che la forma pensiero sopravviva all’autore. Per esempio i mondi descritti da Tolkien esistono ancora e possono essere visitati da tutti noi quando leggiamo i suoi libri. Lo stesso vale per qualsiasi personaggio di fantasia. Questi personaggi esistono in un mondo parallelo, chiamatelo come volete piano astrale o mondo 3 come lo chiamava Popper, il mondo dello spirito umano delle sue storie e racconti continuamente potenziato e vitalizzato da tutti coloro che vi credono ancora. Una cosa esiste e vive per quanto viene evocata, il semplice ricordo evoca mondi che quando sono condivisi divengono, giocoforza, esperienze collettive di trance, l’ipnosi è dunque costantemente presente come dimensione individuale o collettiva dell’esperienza. Qunado si dice che l’esperienza è la causa ed il mondo ne è la conseguenza si declina un atto magico, si connota, meglio detto si costruisce, una realtà, il mondo, partendo dalla condivisione di una punteggiatura di fatti, l’esperienza appunto.

Ogni “fatto” sussiste sul piano reale per una punteggiatura, descrizione, fatta sul piano formale, astratto; la prassi operativa, processo, equivale alla descrizione di un osservatore rispetto ad un osservato, l’ordine dichiarato per tale processo equivale ad una proposta “rappresentativa”, un listato di comandi che deve essere eseguito se si desidera comprendere l’esperienza suggerita.

Quando per esempio si segue con devozione una certa tradizione spirituale viene spesso chiesto all’adepto di visualizzare la catena dei guru fino al capostipite perché gli impartiscano l’insegnamento, magari durante il sogno, e lo proteggano nel suo cammino.

Talvolta capita che queste idee, o descrizioni, cominciano a proliferare in modo “selvaggio”, è per esempio il caso delle leggende metropolitane. In certi ambienti esoterici per esempio, la leggenda vuole che il romanzo Necronomicon di Howard P. Lovecraft si riferisca a divinità arcaiche realmente esistenti, divinità che il mago sarebbe in grado di evocare. Secondo Crowley invece gli spiriti e le entità con cui il mago viene in contatto sono manifestazioni di livelli (individuale o collettivo) dell’inconscio dell’uomo.

In modo simile in ipnosi si parla di monoideismo: quando una persona concentrandosi su un solo punto arriva ad annullare tutto il resto e si fa guidare da quel punto, da quell’immagine. In ipnosi si è dimostrato che tramite le ideoplasie, le forme pensiero, è possibile agire sul proprio corpo.

Effetti particolarmente evidenti di questo fenomeno sono presenti nelle sette, nei fondamentalismi, anche il monoideismo dell’atleta è l’elemento che gli consente di superare ostacoli per altri insormontabili. Il monoideismo plastico non è altro che un fenomeno molto potente di risposta ideodinamica presente per esempio nella gran parte dei cosidetti “fenomeni paranormali” come il tavolino che si sposta, il pendolino che si muove, la scrittura automatica, la rotazione della bacchetta dei rabdomanti. Tutti questi fenomeni si verificano quando la mente è assorta in concentrazione, allora i muscoli obbediscono alla immagine mentale senza che l’operatore sviluppi un intenzione volitiva diretta. Recenti studi sui fenomeni di telepatia del cervello, condotti con la PET, Tomografia ad emissione di Positroni, hanno rilevato la presenza di un sincronismo funzionale in relazione ad uno stimolo ricevuto da uno dei due individui, mostrando l’attivazione, per tutta la durata dello stimolo, di stesse aree del cervello; questa rilevazione è stata fatta tra due individui, tra loro molto legati, in cui era presente una forte intesa, (partner, parenti, amici intimi)che erano stati divisi in due ambienti separati e schermati e che si trovavano ad una quindicina di metri di distanza. Questo esempio, pioniere nella ricerca sulla telepatia, mette in luce come possano esistere fenomeni, difficilmente rilevabili scientificamente, i cui effetti spiegherebbero la capacità percettiva di certi individui con doti particolari di veggenza, la loro straordinaria capacità deriverebbe dalla possibilità di sincronizzarsi sull’attività cerebrale dell’altra persona, descrivendone gli effetti, vissuti in diretta, nella propria esperienza mentale.

L’ipnosi non è altro che una trance, uno stato di forte attenzione responsiva, in cui ci si sincronizza con l’altro su di una stessa lunghezza d’onda, creando uno stato di coscienza alternativo condiviso, nella cui posizione si attiva un potenziale mentale e si verificano fenomeni di ideoplasia, un’attivazione mentale che genera effetti e sviluppa risposte in base agli obiettivi declinati.

Ipnosi, lavaggio del cervello e destrutturazione dei piani d’azione.

George Miller, Eugene Galanter, Karl Pribram, nell’opera Piani e struttura del comportamento, un opera orientata allo sviluppo degli studi sul comportamento nella psicologia dell’individuo, descrivono l’attività pianificatrice dell’uomo secondo degli schemi d’azione che possono essere scomposti e analizzati a più livelli come il linguaggio:

“Questo tipo di organizzazione del comportamento è senza dubbio più evidente nel comportamento verbale umano. I fonemi individuali sono organizzati in morfemi, i morfemi vengono uniti per formare i sintagmi (phrases), questi in sequenza appropriata formano una frase (sentence), e una stringa di frasi forma l’enunciato (utterance). La completa descrizione dell’enunciato implica tutti questi livelli.” (George A. Miller, Eugene Galanter, Karl H. Pribram, Piani e struttura del comportamento Franco Angeli Editore, 1973 Milano, p. 29)

In quest’ottica l’uomo crea una “organizzazione gerarchica del comportamento”, un Piano è l’equivalente di un programma di un calcolatore capace di determinare una particolare strategia d’azione: “Un Piano è ogni processo gerarchico nell’organismo che può controllare l’ordine in cui deve essere eseguita una serie di operazioni.” (Id., Ibid., p. 32)

L’uomo non potrebbe neanche alzarsi dal letto senza piani cioè senza una serie di schemi comportamentali. I Piani sono inerenti alla conoscenza normativa (regole) e pragmatica (esperienziale) della vita, permettono di orientarci nel mondo attraverso una serie di routines che si sono cristallizzate grazie alla ripetizione. Una volta “cablati” questi schemi di comportamento possono essere riprodotti senza lo sforzo cognitivo originario.

Con l’ipnosi ci si trova in una condizione analoga, il problema da risolvere è come fare in modo che una persona smetta di portare avanti i propri Piani e accetti di eseguire un Piano suggerito dall’ipnotista.

Secondo Miller, Galanter e Pribram, con l’ipnosi si ha qualcosa di simile al sonno profondo: il soggetto elimina il proprio linguaggio interno col quale elabora normalmente i suoi Piani d’azione e a questo subentra la voce ed il Piano dell’ipnotizzatore.

Gli autori per avvalorare la loro tesi riportano le descrizioni di Weitzenhoffer circa l’incapacità o la difficoltà a parlare dei soggetti in trance profonda (p. 130).

Per far smettere a una persona di elaborare Piani occorre impegnarla su argomenti particolarmente noiosi, insignificanti o ripetitivi come la concentrazione continuata su un punto luminoso, oppure si possono dare una serie di istruzioni particolarmente difficili e in contraddizione fra loro per indurre uno stato di confusione. Sovraccaricando il sistema cognitivo, l’ipnotista riesce a interrompere la capacità del soggetto di pianificare adeguatamente e quindi può suggerire una serie di istruzioni che vengono accettate come rimedio allo stato confusionale (p. 125). È curioso il fatto che il Piano sostitutivo deve essere presentato al soggetto come se fosse suo, come se stesse nascendo autonomamente al suo interno; in altre parole non deve essere percepito come una imposizione inculcata dall’operatore, ma come un programma che potrebbe essere stato costruito dall’individuo stesso (p. 125).

Queste pratiche vengono utilizzate anche nel cosidetto “lavaggio del cervello”:

“Il primo passo dovrebbe presumibilmente essere quello di far smettere alla persona di far Piani da solo. Ciò si può realizzare frustrando deliberatamente ogni Piano fatto autonomamente che tenti di eseguire, anche quelli rivolti alle sue funzioni coorporee più personali. L’obiettivo è fargli credere che possono essere eseguiti solo i Piani che originano da chi ti tiene prigioniero. Gli si può assegnare il compito di confessare, ma senza dargli la più vaga idea di ciò che deve confessare. Qualunque cosa confessi sarà errata o insufficiente..” (p. 132)

Anatomia di una struttura totalitaria

Lifton nel suo studio (Lifton R. J., Thought reform and the psychology of totalism, Norton Library, New York, 1963, pp.420-434) ha individuato otto caratteristiche che sono riscontrabili all’interno di un sistema totalitario:

1. Controllo dell’ambiente, lo stato totalitario risulta onnipresente richiamando continuamente l’attenziione su di sé.

È essenziale il controllo del comportamento. L’ideologia totalitaria deve permeare ogni realtà, il suddito non può essere mai lasciato solo, egli deve trovare continuamente modo di imbattersi nel potere e nella dottrina onniscente del Governo.

I flussi comunicativi provenienti dall’esterno vengono regolarmente censurati e alterati e al contempo viene lasciato ampio spazio alla propaganda di regime.

Le comunicazioni tra individui vanno regolate; lo scopo finale è giungere al controllo dei sentimenti delle convinzioni e in genere della vita interiore del suddito di modo che le controargomentazioni vengano sedate sul nascere.

Per quanto riguarda i prigionieri nelle carceri cinesi il controllo dell’ambiente e del carcerato è evidente e totale. Tramite confessioni e autocritiche in gruppo si richiede la fusione con l’ambiente circostante. Il carcerato sotto continue pressioni non riesce più mantenere quel distacco che gli consentirebbe di passare relativamente “indenne”.

Attraverso il siitema di punizioni e premi impara anche a rispondere correttamente alle aspettative degli aguzzini, d’altronde non ha altra via di uscita se non adattarsi all’ambiente ostile. Sviluppa dunque un’attenzione responsiva ed impara a cogliere ogni segnale verbale e non verbale per andare incontro alle richieste degli aguzzini e anticipare le pressioni dell’ambiente. In altre parole impara a seguire la corrente piuttosto che contrapporsi ad essa. Quando sarà pronto potrà partecipare attivamente nella conversione e manipolazione dei novellini, e questa azione insieme alle false autoaccuse estorte è una mossa fondamentale nel processo di rieducazione e indotttrinamento.

In particolare sono quattro i livelli attivati in un sistema educativo:

1. Caricamento

Un programma viene proposto come base

Il programma si npresenta come un piano completo di comportamento

2. Feed-back positivo

Sono premiati tutti gli atteggiamenti in linea con il programma

Vengono dati riconoscimenti diretti ed indiretti a chi si allinea col piano programmato

3. Feed-back negativo

Sono puniti direttamente o indirettamente atteggiamenti non in linea coi piani proposti

4. Censura dei piani alternativi

Ogni iniziativa personale creativa viene disincentivata

2. Richiesta di purezza, il ben ed il male sono coniugati perfettamente con le intenzioni del regime.

Nel movimento totalitario sono presenti grosse pressioni sul piano morale.

Il mondo viene diviso in assolutamente buoni e assolutamente cattivi. Ma la perfezione assoluta così come immaginata e richiesta dallo Stato è in realtà impossibile. Se il futuro radioso tarda ad arrivare occorre rafforzare il controlo ed eliminare il marcio. Qualunque cosa fatta in nome della purezza è alla fine morale.

3. Manipolazione mistica., un alone di mistero circonda il potere, una precisa gerarchia aiuta a mantanere l’ordine stabilito.

Un’aurea mistica circonda il Partito il quale è detentore di una verità assoluta, il quale in virtù del suo potere e prospettando scopi irragingiungibili mantiene un senso di colpa esistenziale nel suddito e una vulnerabilità che può essere manipolata agevolmente.

L’onniescenza dei vertici organizzativi e del leader non è meno evidente quando in virtù della loro benevolenza desiderano perdonare il peccatore redento, un modello perpetuato anche dai totalitarismi religiosi.

“L’individuo dunque finisce per applicare la stessa polarizzazione totalitaria fra bene e male anche ai suoi giudizi e al suo carattere: tende a impregnare certi aspetti di se stesso di eccessiva virtù, e a condannare ancor più eccessivamente altre caratteristiche personali […] Deve guardare alle sue impurità come se originassero da influenze esterne […] In tal modo, la tendenza psicologica universale verso la “proiezione” è alimentata e istituzionalizzata…” (p. 425)

4. Culto della confessione, lo stato totalitario deve conoscere tutto, deve poter disporre di tutte le “confidenze”, delle voci, dei detti e dei non detti. L’identità personale lascia il posto a quella collettiva.

In stretta realzione con la domanda di purezza troviamo il culto della confessione che presume una resa del proprio io e una fusione con l’ambiente circostante.

Non c’è nulla che possa restare nascosto al Governo, anche i pensieri e le emozioni più riposte.

Nell’istituzione totalitaria la confessione, piuttosto che funzionare come sollievo viene usata come mezzo per manipolare il “peccatore”.

5. L’ideologia del partito è elevata a scienza sacra, è la scienza del partito, il sistema di conoscenza approvato, il piano di attività promosso e permesso,

La dottrina del Partito acquisisce la sembianza di una scienza sacra. Le opinione contrarie non solo sono criminali ma sono anche pazzesche perché non scientifiche.

6. Linguaggio ideologicamente connotato, costruisce nel quotidiano la psicologia del partito, slogan ed attribuzioni significato guidano le letture dei fatti mantenendo l’identità delle persone allineate alla struttura cognitiva dello stato

Il linguaggio totalitario è basato su un gergo riduttivo, zeppo di luoghi comuni e frasi fatte ripetute fino alla noia.

7. Dottrina sopra la persona, il meme, la particella logica dell’idea, è sopra all’individuo

L’ortodossia chiede che l’individuo si adatti alla dottrina.

In effetti la divisione manichea della realtà presume un solo e unico modo di pensiero e comportamento in accordo con un grande piano di salvezza che considera intrisicamente cattivi tutti gli altri modi di essere. Mentre la propaganda altera l’interpretazione dei fatti presenti e passati il linguaggio interiorizzato serve per la costruzione di un certo modello del mondo che unitamente alla manipolazione della coscienza e della memoria (false confessioni, autocritica) dei prigionieri di guerra è efficace per la costruzione del nuovo sé.

8. La dispensa dell’esistenza, il credo condiviso è l’unica realtà accettata, non sono previsti altri pensieri che possano lasciare spazio all’iniziativa individuale.

La dottrina del partito introduce l’ultima caratteristica del sistema totalitario: solo coloro che si accordano col modo giusto e naturale di vedere la vita possono avere diritto all’esistenza e essere riconosciuti come persone.

Continua nella seconda parte.