Dimmi a chi menti e ti dirò chi sei
Raccontare bugie è un’arte, si dice. Ma è anche un gesto che rivela molto di te e della tua personalità.
Ecco come interpretare le tue frottole più frequenti di Barbara Gabbrielli con la consulenza di Francesco Aquilar, psicoterapeuta cognitivista; Consuelo Casula, psicoterapeuta esperta in Pnl; Marco Chisotti, psicoterapeuta relazionale sistemico.
“I bambini buoni non dicono le bugie”. Impari subito, fin da piccola, che raccontare frottole è divertente, ma sbagliato. Mentire, infatti, significa non dire la verità, ingannare. Talvolta a fin di bene, più spesso per proteggerti da ciò che non desideri o che ti spaventa. Ma questa è una visione un po’ limitata della questione. In realtà, il senso della bugia ha a che fare con la tua identità e con i suoi costanti cambiamenti. Tra qualche settimana arriverà in Italia un saggio dell’inglese Ian Leslie, pubblicato da Bollati Boringhieri, che s’intitola “Bugiardi nati” sostiene che mentire è fondamentale per determinare ciò che sei. Anche tra gli psicologi italiani c’è chi la pensa così: la frottola è uno strumento per svelare quello che non sei, ma che vorresti essere. Ed è anche un modo per tenere segreti stati d’animo e desideri che non sei pronta a condividere con gli altri. La bugia, dunque, è assolta. Il problema, semmai, è riuscire a fermarti in tempo, prima che diventi ingestibile e rovini le tue relazioni.
A chi menti più frequentemente? Riflettici, scoprirai qualcosa in più su di te.
Ai genitori
Abbellire la realtà con qualche balla è una tappa normale della crescita, ma se menti ai tuoi genitori anche da adulta forse ti senti oppressa dal rapporto che hai con loro. Probabilmente, da ragazza, hai vissuto la menzogna come l’unica via di fuga da una famiglia possessiva che si opponeva al tuo desiderio di emancipazione. Raccontare che andavi a dormire dall’amica mentre passavi la notte dal fidanzato ti ha aiutata a fare le tue esperienze. Ma se da adulta ancora non ti senti libera nelle tue azioni, forse non hai fatto pace con il passato e dovresti rivedere il rapporto con i tuoi genitori.
Al partner
È nella coppia che si registra il maggior numero di “sfumature” di bugie. Si va dal semplice tenersi sul vago (gli racconti che sei uscita con le amiche, evitando di dire esattamente con chi), alle omissioni finalizzate a evitare sicure discussioni (hai rivisto il tuo ex, che ormai è un amico, ma non lo dici a lui perché sai che ne è ancora geloso), fino ad arrivare all’inganno (il più classico: hai un amante). Forse il tuo compagno vuole controllarti e tu senti il bisogno di ricavarti piccoli spazi di libertà. O, magari, hai paura di non essere amata abbastanza o di essere abbandonata, non riesci a fidarti completamente del tuo compagno e ti “proteggi” con le bugie.
Devi interrogarti su quale vantaggio vuoi ottenere con le menzogne. Fai questo esercizio: confessa al tuo compagno una piccola bugia per vedere che cosa accade.
Ai colleghi
Sul lavoro, la nostra identità reale si scontra con quella immaginaria. Ci sono i casi estremi di chi si spaccia per medico senza essersi mai laureato. Più in generale, è facile cadere nella tentazione di “vendersi” per quelle che non si è: più brave, più preparate, più esperte. Il rischio in questi casi è di essere scoperte e, di conseguenza, rimanere isolate, prive di rapporti interpersonali che potrebbero invece aiutarci professionalmente.
Alla suocera
Consideri la mamma di tuo marito una rompiscatole. E chissà quanta volte, per non vederla, le hai raccontato che avevi un impegno inderogabile o una commissione urgente. Dietro le bugie che dici alla suocera, di solito ci sono piccoli e granili rancori e sicuramente molta competizione. Prova a sostituire la balla con la negoziazione per ottenere quello che vuoi, concedile in cambio qualcosa a cui sai che tiene moltissimo.