La leggerezza dell’esser coscienti.
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Quale esperienza m’attende a voler parlare di coscienza, beh un incredibile momento lucido nell’essere e nel divenire.
Intanto la prima cosa che percepisco nell’essermi svegliato in piena notte è la piena consapevolezza e lucidità di un qui ed ora, la chiara memoria di un esser stato e la possibilità di pensarmi in un domani, tutta la mia “brillante”, si fa per dire, intelligenza ipotetico deduttiva, una piena coscenza spazio temporale, so di essere e di esser qui ora, d’esser stato e di rimanere ancora per un po’, almeno questa è la speranza.
L’addormentarsi implica uno “strano processo” che permette di comprendere il tragitto che si fa ogni volta che ci si addormenta, dal pensiero differenziato, il pensiero col quale affrontiamo le esperienze dello, stato, di veglia, al pensiero indifferenziato, momento del quale si può supporne l’esistenza senza per altro averne certezza.
Nulla di speciale, si potrebbe dire che nell’addormentarsi, esperienza a cui ci si può normalmente sottrarre per un tempo limitato, i pensieri s’assotigliano, pensi ma non ci riesci, prima esegui ancora dei piccoli movimenti, poi credi di farli ma li stai solo pensando, poi perdi il contesto di riferimento, alle volte torna per poi svanire ancora, magari ce la metti tutta ma alla fine tutto svanisce, dormire è proprio un po’ come morire, ma questa pvviamente è una mia cosciente supposizione, almeno per ora mi sembra proprio così, a meno d’esser già in un’altra dimensione dove faccio i conti con una dimensione di sogno, o di sogno nel sogno, o di sogno nel sogno nel sogno, e così avanti all’infinito…..
Incredibile ma è così, almeno per me ora, e visto che tutto finisce alla fine non credo a nulla dell’aldilà di cui si parla di qua, ma solo per una mera condizione di coscienza, dal momento che son in grado di portarmelo con me l’aldilà allora è un aldilà al di qua, dopo, e per poterlo affermare dovrei esserci, ed ancora non ci sono, a meno di supporre d’esser allucinato in un sogno, magari da qualcun altro all’occasione, dopo non so come sia o sarà e dunque rimango nel campo delle ipotesi deduttive, nel campo appunto dell’intelligenza ipotetico deduttiva.
Il credere è altro che il prodotto di un esserci, fino a che ci sei sussiste, dopo è tutta fede che hai prima ma che non sei in grado di ratificare dopo. Mi sembra proprio semplice nulla di più, è poco fa mi son detto di quest’esperienza, magari ci scrivo sopra qualcosa, in fondo il mio pensiero è così non posso negarmelo.
Per chi dorme di voi ora siete voi ad esser svaniti, ad esserci in un altro mondo, un mondo di cui non avete coscienza e dunque certezza.
Se non si ha coscienza, non si ha tempo ne si ottengono risultati, non si hanno pensieri strutturati in una veglia cosciente, almeno non se ne ha consapevolezza, e di questa io sto parlando.
A voi dico a domani che è già oggi, mentre voi ora non potete replicare perché per dire, affermare, c’è bisogno d’esser coscienti, coscienti di un io e di un altro, a cui ci si rivolge, solo due coscienze necessariamente fanno un io, una da sola pensa, crede, alla fine spera d’essere, ma tutto quanto è solo un atto di fede, che possa esistere un mondo, di poter essere nel mondo e rimanerci almeno per un altro po’.
Così la penso, almeno per ora, chissà forse son limitato, forse son nel giusto, ma la mia critica mi fa pensare attraverso le mie convinzioni, le mie esperienze, e lo sto facendo attraverso la logica, che mi mette in contatto con chi di voi mi sta leggendo.
Son affascinato, quasi compiaciuto di un siffatto mondo, la mia esperienza mi permette di percepirlo coi sensi proprio così, almeno questo è ciò che posso pensare, ciò di cui son convinto.
Ma la stessa coscienza può andar oltre, nell’immaginario e supporre tante cose che posso portar alla coscienza del mio lettore, faccio tutto questo per un altro che mi ascolta, che mi legge per la precisione.
La logica permette che tutto queso avvenga, assieme a “te”, il mio interlocutore in quest’istante, di quello che ha preceduto questa mia esperienza posso solo supporne l’esistenza, è frutto di una mia convinzione, di una mia esperienza passata.
Viviamo nelle convinzioni, una coscienza che mantiene il nostro senso d’identità, e viviamo in un idea fatta di convinzioni coerenti tra loro, questo è il nostro credere, o meglio il mio credere ora.
La logica e la ragione mi permettono di rendere manifesto il mio pensiero a chi mi ascolta o mi legge, nella logica ci rimaniamo ogni volta che desideriamo confezionarci delle certezze, cioè a dire delle esperienze condivise, la ricerca di un pensiero condiviso è un bisogno essenziale, ci da il senso d’appartenenza.
Ma oltre a confermare me stesso, rimanendo nelle mie convinzioni, posso passare nel mio immaginario, il regno del possibile, ma non certo, non “vero”, il mondo creativo dove come in un sogno immagino appunto, sviluppo un pensiero come se fosse “vero”.
È incredibile in fondo tutto questo, e lo facciamo ogni giorno, partiamo in modo logico dal constatare in modo logico e razionale l’esistenza di questo è di quello, per me oggi è stato il constatare, attraverso la mia consapevolezza, frutto delle mie convinzioni, maturate durante la mia esperienza, che ci si addormenta e si finisce nel sonno, un mondo particolare di cui abbiamo una personale coscienza solo nel momento che sperimentiamo il sogno, che è una “fuga” nell’immaginario.
Se ci fate caso tutto quello in cui crediamo è frutto di un esperienza in cui crediamo, di cui siamo convinti, tutto ciò che crediamo vero è strettamente legato alla nostra logica ed alla nostra ragione, divenendo in tal modo un mondo possibile, ma proprio per questa possibilità d’esistere il mondo è immaginato e rientra dunque nel mondo immaginario e creativo di cui supponiamo l’esistenza.
Cosa rimane di tutto questo pensare?
Per me non rimane altro che l’esperienza di uno stato mentale, un mondo di personali valori, convinzioni e credenze, che nella misura in cui son riuscito a condividerlo con altri è divenuto un mondo logico, razionale, condiviso, uno stato mentale che nel momento stesso in cui non è più strettamente condivisibile diviene un mondo immaginario, un mondo di fantasia e creatività, che se riesco a qualificare e quantificare con la logica ed in modo ragionevole agli altri, diviene un mondo a tutti gli effetti, un mondo calato in un contesto spazio temporale, un mondo di cui posso parlare ed in fondo continuare ad arricchire nel mio immaginario.
Quali sono dunque gli elementi di uno stato mentale, essenzialmente sono valori, credenze e convinzioni che affermano il pensiero logico e razionale attraverso le nostre esperienze, e ci portano nel mondo immaginario nel quale viviamo l’esperienza del come se, è nel mondo immaginario che possiamo avere coscienza delle variazioni dei nostri stati mentali, e gli elementi che usiamo per aver coscienza della nostra esperienza sono differenti.
La prima esperienza è quella dissociativa, percepiamo il mondo da punti di vista differenti e lo facciamo dissociandoci, la stessa coscienza usa la dissociazione per farci avere coscienza di un io, è un esperienza fondamentale per tutti da sempre ed in particolare per i filosofi, dal “Cogito ergo sum”, di Cartesio, all’idea di coscienza di Francisco Varela che ci dice: ” …. la coscienza non è nella testa …. la coscienza è un’emergenza che richiede l’esistenza di tre fenomeni o cicli: il corpo, il mondo e gli altri”.
La seconda esperienza fondamentale è focalizzazione spazio temporale, la capacità di esserci nel tempo, un momento particolare, e nello spazio, un luogo preciso, l’esperienza che ha intrattenuto per tutta la sua esistenza Albert Einstein che se ne è uscito con la sua straordinaria esperienza della relatività, che io semplicisticamente considero come “tutto è relativo”.
La terza esperienza fondamentale è la capacità di cogliere le differenze, aumentare e diminuire le sensazioni percettive di una data esperienza, pensiero che ha intrattenuto a lungo Gregory Bateson, la differenza che crea differenza.
La quarta esperienza che ci accompagna e completa ogni nostra esperienza di vita è l’implicazione, la più grande superstizione, ci ricorda Ludvig Wittgenstein, l’implicazione, la causa effetto, il fine e scopo alla vita stessa.
Così concludo dicendo che la vita è l’esperienza di uno Stato Mentale un esperienza di cui abbiamo coscienza attraverso un corpo, un mondo e l’esistenza degli altri, in un preciso contesto spazio temporale, attraverso un operazione di distinzione come atto di cognizione e la memorizzazione dell’esperienza avuta come conoscenza acquisita, il tutto attraverso logica e ragione che vanno a costituire il mondo cosciente dei valori, delle credenze e della convinzioni che sono le nostre personali e critiche “verità”.
Ma tutto questo solo quando siamo in uno stato mentale di piena coscienza e consapevolezza, solo poco che variamo questa consapevolezza che ci troviamo nel mondo creativo dell’immaginario in cui i sensi ci guidano nel mondo che ancora non c’è del possibile, come in un sonno dove un sogno ci guida.