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LA SEMEIOTICA FRA MEDICINA E PSICOTERAPIA: PARALL…

LA SEMEIOTICA FRA MEDICINA E PSICOTERAPIA: PARALLELISMI E SIMILITUDINI (di Marco Chisotti & Antonello Musso)

Intendendo per semeiotica la scienza dell’osservazione naturalistica dei soggetti nelle loro manifestazioni di disagio fisico o mentale, ci apprestiamo a scivere un parallelismo fra le due scienze che curano l’essere umano.

Quando la persona si presenta a noi con un problema, essa ci parla con il linguaggio del corpo e della mente che più le si confà, sia verbale (diretto o indiretto) sia non-verbale che paraverbale.Dal punto di vista verbale, ogni persona con il suo vocabolario, descrive il suo stato partendo dalla sua auto-osservazione ed autoanalisi, talvolta esprimendo il problema direttamente (magari come diagnosi ricevuta), talvolta nascondendoselo evitando di affrontarlo direttamente, in qualche caso celandolo involontariamente dietro un altro disagio di cui parlano ed al quale danno importanza primaria.

Il dialogo non-verbale, cioè quello fatto di gestualità, postura, attegiamenti, mimica facciale, e quello paraverbale (tono, timbro, ritmo, volume della voce) talvolta accompagnano in modo congruo ed efficace la descrizione verbale, taloro sono esattamente agli opposti.Curiosamente le persone possono dialogare con i propri interlocutori o aprire una discussione con le due parti (razionale ed inconscia) che costituiscono l’essenza della persona stessa.

Qualunque sia l’interlocutore esterno per il soggetto, può giocare un ruolo passivo o attivo: può essere una fonte di accrescimento e terapia, o un pretesto per mantenere la convinzione da cui il paziente è partito.

Il terapeuta sia esso medico o psicoterapeuta, deve essere attento a distinguere il”vero dal falso”.

L’esame del paziente da parte del medico che descrive un dolore toracico, deve tener conto di tutta una serie di manifestazioni cliniche e di segni inequivocabili, che esulano dalla descrizione del soggetto stesso e che devono essere ricercati ed osservati con attenta analisi.

A livello psicoterapeutico ciò avviene attraverso l’analisi linguistica operando il tentativo di far emergere la struttura profonda, partendo dalle “cancellazioni”, “deformazioni”, “nominalizzazioni” che la mappa che la persona si è costruita evidenzia.

Detto questo, nell’ambito medico, si può dedurre quanto la semeiotica sia importante per ottenere e mantenere una relazione con il paziente che è fatta di dialogo e sincronizzazioni delle menti e dei corpi:

in fondo il bravo medico parla con le persone su due livelli, in primis il dialogo che sincronizza razionalmente i due “cervelli” (o tre se teniamo conto anche dell’interlocutore interno della persona), in secondo luogo i corpi. Il paziente viene dunque soddisfatto sia a livello mentale ( è stato ascoltato e razionalmente/scientificamente edotto in merito ai suoi problemi), sia a livello inconscio tramite le rassicurazioni che il medico offre con la sua saggia ed incoraggiante gestualità (la carezza d’incoraggiamento al termine della visita fisica vera e propria che viene letta dal corpo come un prendersi cura di sè); anche in caso di diagnosi impegnative per la gestione, si aprirebbe e si lascerebbe uno spiraglio di speranza e di non-abbandono.

Utilizzando la psicoterapia l’utilità dell’uso della semeiotica( che in campo psicologico rappresenta la nostra storia, cioè l’idea che ci siamo fatti di noi, della nostra vita, del mondo) ha molteplici punti di forza:

a) conoscere l’idea che il paziente si è fatto di sè (la storia che ci racconta e che si racconta)

b) creare una relazione con il paziente (la storia che creiamo con il paziente)

c) sincronizzarsi con i comportamenti verbali, non- verbali e paraverbali del soggetto (per raggiungere la consapevolezza della storia che emerge dal dialogo)

d) la definizione condivisa del problema (mutual telling story, raccontata da entrambi i protagonisti)

e) definizione condivisa della cura (raccontarsi la storia che cura)

Infatti tutto ciò che viene detto è frutto di osservazioni che il soggetto così come il terapeuta, effettua naturalmente nel corso della propria vita e che scaturiscono dalle esperienze maturate ed elaborate in forma di racconto.

I terapeuti siano essi medici del corpo o dello spirito, pur non rinunciando al lavoro nelle terre di confine del tecnicismo o dell’empirismo, devono mantenere la visione unitaria ed umana del paziente, dunque un corpo non costituito da elementi distaccati fra loro ed uniti alla mente, ed al contempo una persona non isolata nel suo contesto di sofferenza, ma integrata in una visione di condivisione e compassione del disagio.