La visione Junghiana.
Difficile dire in poco così tanto, la storia delle persone può essere
un indice del loro pensiero, alle volte la storia si trasforma in
storie dove son troppe le cose da considerare perdendo un unicità del
pensiero per lasciare spazio alla sua molteplicità.
Per me la curiosità per Jung emerge quando si interessa del sacro,
come risulta dalla citazione qui di seguito, Jung ha appoggiato la
filosofia come studio del pensiero per aprire una visione laica del
mondo spirituale attraverso la filosofia e la scienza medica,
sottraendo il monopolio alla religione, fino a prima di Freud,
inizialmente suo mentore, unica detentrice dell’idea di Uomo e di
Spirito.
Jung riteneva che “va ammesso che noi psicoterapeuti dovremmo essere
dei veri filosofi o medici filosofi; anzi, che già lo siamo anche se
non vogliamo ammetterlo, poiché una differenza troppo grande divide
ciò che noi facciamo da quello che all’università viene insegnato
come filosofia”
La sua idea di Psicoterapia e la sua concezione del mondo passa per
Jung come ” l’acquisizione progressiva della totalità psichica, il
cammino verso il Sé, questa è la sola possibilità di divenire un
essere umano totale, sapiente, felice e realizzato, di comprendere
l’incomprensibile”.
la curiosità e l’interesse porta Jung ad interessarsi dei confini del
la conoscenza e trova l’alchimia e anche l’ipnosi attraverso l’idea
dell’inconscio.
« L’alchimia è, come il folclore, un grandioso affresco proiettivo di
processi di pensiero inconsci. A causa di questa fenomenologia mi sono
sottoposto allo sforzo di leggere da cima a fondo l’intera letteratura
classica dell’alchimia»
Infine la sua visione globale dell’inconscio come spirito o inconscio
collettivo, molto illuminata come visione dal momento che introduce
una visione ecologica, globale, dove il tutto è nell’uno che è nel
tutto, anche dopo la vita stessa.
« Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente
indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non
potrebbero concepire nemmeno approssimativamente…Prima o poi, i
morti diventeranno un tutt’uno con noi; ma , nella realtà attuale,
sappiamo poco o nulla di quel modo d’essere. Cosa sapremo di questa
terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea
nell’eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci
sentiremo tutti membri di un unico corpo ».
La ricerca del sacro come tentativo d’andar oltre al conosciuto
abbracciando l’inconscio è per me la visione Junghiana, un tentativo
coraggioso che si ribella alla teorizzazione dell’individuo di stampo
psicanalitico, che al tempo riduceva tutta la volontà umana ad una
manciata di pulsioni in cui quella sessuale, di cui era molto
impregnata la cultura borghese Viennese del tempo di Freud, era la più
risonante.
Libera e dunque individuale interpretazione dell’inconscio per
riscattare il singolo individuo e la sua storia, dunque la sua visione
di un fine ed uno scopo che la concezione del tempo, come storia
appunto, ci permette si avere, restituendogli così la sua visione del
sacro, questa per me in sintesi la visione Junghiana.
Dr. Marco Chisotti