Sono sempre stato affascinato dai perché, ogni bambino praticamente lo è, ma ci son bambini più “ossessionati” di altri dalle spiegazioni, ancora oggi cado irretito da questa magia, capire e spiegare ci rende come partecipi ad un disegno divino, difficile resistergli.
Ma da quando m’interesso di psicologia ho dovuto piegarmi alla dimensione della comprensione, lasciando in parte la dimensione della spiegazione.
La spiegazione sta alla comprensione come il calcio europeo sta al football americano, il calcio è giocato su di un terreno condiviso, le squadre s’affrontano con l’idea di superare l’avversario condividendo il terreno di gioco, mentre il football un gioco in cui si conquista il territorio a spese della squadra avversaria, non vien condiviso il campo ma al contrario viene conquistato.
Le spiegazioni son esperienze di conquista, le condivisioni sono esperienze di partecipazione.
Buona parte dei nostri comportamenti volontari son giustificati, se giustifichiamo le nostre scelte siamo più facilmente accettati, la ragione guida la dimensione della spiegazione, mentre l’emozione guida la dimensione della partecipazione.
Spiegare un fatto non è semplicemente orientarsi verso la ragione, in fondo portando avanti una spiegazione allineiamo coscienza e pensiero, ci facciamo una ragione, fin qui niente di male, purtroppo le spiegazioni non si fermano a spiegare un fatto, pongono le condizioni perché un fatto ci continui ad influenzare.
Condividendo empaticamente le esperienze emotive, siamo condizionati dalle conseguenze dei fatti che reputiamo credibili.
Gli interazionisti simbolici nel campo della sociologia sostengono: “Se un fatto è reale, o vien considerato reale, lo è comunque nelle sue conseguenze.”
L’interazionismo simbolico è un approccio teorico sviluppatosi negli Stati Uniti d’America, costituisce una prosecuzione in sociologia e psicologia del pensiero pragmatista di William James, un filosofo psicologo statunitense dell’800, veramente un pragmatico, citando il suo acuto pensiero, per lui la più grande scoperta della sua generazione è che gli esseri umani possono cambiare le loro vite cambiando le abitudini mentali, William James pare dicesse ai candidati al suicidio: “Aspettate il giornale di domani”. E ancora: “L’arte d’essere saggi è l’arte di capire a cosa si può passar sopra”, “Il genio […] è poco più che la facoltà di percepire in un modo inconsueto”.
Il suo pensiero è di matrice costruttivista infatti: “Mentre una parte di ciò che noi percepiamo viene dagli oggetti che ci stanno dinanzi, attraverso i nostri organi di senso, un’altra parte (ed è possibile sia la parte maggiore) proviene sempre dal nostro cervello.”
Ma scusate mi son perso a seguire il suo interessante pensiero così ora torno al nostro interazionismo simbolico, che pone l’accento sulla creazione dei significati nella vita e nelle azioni umane, sottolineando la natura pluralistica della società, il relativismo culturale e sociale delle norme e delle regole etiche e sociali e la visione del sé come socialmente strutturato. Esso si occupa principalmente dell’interazione sociale che ha luogo nella vita quotidiana della gente.
Non è dunque importante che sia vero un fatto, se viene creduto vero allora per la persona son vere le sue conseguenze.
Ora facciamo un esempio, per chi non conoscesse la magia Voodoo, questa risale al popolo degli Yoruba (denominato anche Akù) dell’Africa occidentale: la sua religione, Vodun in effetti è un misto di altre religioni da cui ha ereditato una forte spiritualità arcaica.
Il termine Vodun significa letteralmente “spirito” ed è ascrivibile direttamente a quella che viene definita “magia nera”, ancorché alcuni studiosi ascrivono la religione Vodun a quella della “magia bianca” che evolverebbe in magia atta a nuocere a causa di “stregoni” cattivi chiamati Bokor.
Gli spiriti venerati dalla religione Vodun sono molteplici e prendono il nome di Loa (mistero): durante i riti Vodun questi spiriti vengono non solo “evocati” ma anche nutriti.
Le persone che credono a tali esperienze se colpite da questa magia si disperano, stanno male fisicamente e possono anche morirne, mentre la stessa magia non ha effetto in chi non vi crede. Se un fatto è vissuto come reale, vero, lo è comunque nelle sue conseguenze, ed il corpo fisico risponde alla prima conseguenza.
I fatti son spiegazioni, descrizioni, a cui noi diamo la patente di verità, di conseguenza noi siamo condizionati, orientati dal modo in cui anticipiamo i fatti, gli eventi, siamo i migliori profeti di ciò che crediamo e dunque delle sue conseguenze.
È G.A. Kelly con la sua teoria dei costrutti personali ad avvicinarci semplicemente all’idea che la nostra realtà non è frutto di una esplorazione, la realtà che conosciamo è frutto di una nostra costruzione.
“I processi psicologici sono canalizzati dall’anticipazione degli eventi”. Kelly afferma che l’attenzione va focalizzata sulla persona, intesa nel suo insieme come sistema complesso, e sulla natura processuale della sua vita psicologica. Noi passiamo costantemente da una condizione di forma, la descrizione che diamo di ciò che facciamo, ad una condizione di processo, in cui agiamo, ed sviluppiamo le forme descrittive da cui siamo partiti, (mia libera interpretazione del pensiero di Gregory Bateson forma e processo.
Attraverso il linguaggio viene evocato il senso di un continuo movimento, di un muoversi verso, guidato e intenzionato dal modo in cui il soggetto anticipa, attraverso il suo sistema di costrutti, gli eventi del mondo.
La persona, così concepita, è una forma (descrizione) in continuo movimento (processo). Ciò che fa sì che tale movimento non sia caotico e casuale è il concetto di anticipazione predittiva e il controllo delle ipotesi come spinta al cambiamento del sistema di costruzione personale da cui attingere in futuro. L’intelligenza nell’uomo sappiamo è di tipo ipotetico deduttiva, costruiamo ipotesi predittive e deduciamo imparando dalle nostre esperienze passate.
Per il counsellor o lo psicologo è importante capire quanto il processo di anticipazione della realtà non funzioni più come dovrebbe e si protragga in un continuo impatto invalidante con la realtà sino ad arrivare, in casi estremi, dopo continua perdita di autostima, all’annullamento di se stessi.
“In vista di una comprensione psicologica, ciò comporta la necessità di considerare il comportamento di una persona non come reazione, esito o come conseguenza di fatti stimolo ma come ciò che realizza ed esprime un’intenzione, una proposizione, un progetto. Comporta, da uomini scienziati quali siamo, di interrogarci e di costruire ipotesi sul senso che quel comportamento acquista alla luce di ciò che anticipa e non di ciò che l’ha determinato”. G.A. Kelly, non una causa effetto limitante, bensì un intenzione, una volontà orientante la persona verso il mondo come desiderato.
Siamo abituati a considerare la logica della causa effetto, uno fatto che produce un risultato, mentre ci possono essere fatti diversi a produrre stessi risultati, ad esempio un bacio ed uno schiaffo possono esser vissuti entrambi come: “Finalmente ti sei accorto di me!”. Al contrario uno stesso fatto può produrre due risultati diversi, un bacio d’amore ed un bacio di giuda.
La nostra realtà è più complessa di quanto ci appare, l’uomo è più complesso di quanto lo facciamo, non risponde ad una semplice logica lineare, neppure ad una elaborata logica circolare.
La vostra intelligenza gioca e scherza con voi costantemente, anche ora, tenendosi sveglia, curiosa ed attiva, come: “Natura vacuum fugit!”, (la natura fugge il vuoto), così la mente fugge la noia.
Noi non possiamo prescindere da come siamo fatti per dire come siamo fatti, dunque siamo fatti dei pensieri che ci producono, ci troviamo in un meraviglioso paradosso, la vita, dove ci lamentiamo che non potremmo assolutamente appartenere ad un gruppo di persone che accettasse tra i suoi membri uno come noi!
Che la costruzione del vostro 2012 vi sia propizia. Marco Chisotti.