Oggi siamo molto portati a semplificare tutti processi cognitivi complessi uno fra tutti la consapevolezza.
La consapevolezza nasce a favore del complessificarsi del concetto di anima preso a sua volta dalle religioni dall’animus degli antichi romani. Il verbo nasce lontano sulla legge della forma di Spenser Brown, per poter avere una forma, un oggetto o un soggetto, dobbiamo fare una distinzione, e questo costituisce il primo atto di conoscenza, nel tempo le distinzioni memorizzate, mantenute vanno a sostenere la storia, il ricordo delle distinzioni fatte, e questa è il secondo atto della conoscenza.
Parlo spesso del senso comune, per me non è altro che quello che le persone, su base statistica, ricordano, quindi conoscono, delle distinzioni fatte, il senso comune condiviso porta con se tradizione ed utilizzo, quello che è importante e funziona viene mantenuto, il resto cambia inevitabilmente nel tempo.
W. James introdusse il concetto dinamico di flusso di coscienza per intendere il processo di consapevolezza : “Domandate alla prima persona che incontrerete, uomo o donna, psicologo o ignorante, e vi risponderà che si sente pensare, godere, soffrire, volere, nello stesso modo in cui si sente respirare. Essa percepisce direttamente la sua vita spirituale come una specie di corrente interna, attiva, leggera, fluida, delicata, quasi diafana e assolutamente opposta a qualunque cosa materiale” William James.
Nel senso comune la consapevolezza è il rendersi conto, accorgersi delle cose, delle esperienze, ma se analizziamo bene le strutture cerebrali e cognitive che entrano in gioco abbiamo almeno 5 differenti consapevolezza differenti.
La base della consapevolezza è intuitiva, a livello inconscio il lavoro del cervello rettile, l’amigdala, il bulbo, il cervelletto sensibile alla qualità dell’ambiente, dei movimento, della postura, la sopravvivenza.
Il livello profondo è legato alla consapevolezza emotiva, il cervello mammifero, il sistema limbico, l’ippocampo, sensibile alle relazioni, al prendersi cura, il voler bene e volersi bene, l’affettività.
Il livello elevato della consapevolezza è quello cognitivo, il cervello neocorticale, la neo corteccia, il talamo, sensibile alle associazioni, alla coerenza, alla causa effetto, la razionalità.
Esiste poi una sensibilità alla consapevolezza globale legata all’attività dell’emisfero destro, l’emisfero inconscio, intuitivo, creativo, sensibile all’estetica, il contorno, la forma.
La logica e la razionalità, assieme ai dettagli, alla coerenza sviluppano la consapevolezza dell’emisfero sinistro, quello dominante, sensibile al particolare, al calcolo, alle misurazioni.
Ma questo è un mondo complesso e quindi la consapevolezza è per semplicità ridotta dal senso comune, a ciò che senti parte di te come come nell’accezione di William James:
“Nell’accezione più ampia possibile il Sé di un uomo è la somma totale di tutto quanto egli può definire suo, non solamente il suo corpo e le sue facoltà psichiche, ma i suoi vestiti e la sua casa, sua moglie e i figli, i suoi antenati e i suoi amici, la sua reputazione e le attività lavorative, le proprietà terriere e i cavalli, lo yacht e il conto in banca (…) Se queste cose crescono e prosperano, egli si sentirà trionfante; se perdono d’importanza e svaniscono, si sentirà abbattuto, non necessariamente con lo stesso grado d’intensità per ogni singola cosa, ma sostanzialmente allo stesso modo per tutto”
“Soltanto le teorie più adatte sopravvivono, pur essendo anche queste in pericolo di vita in ogni momento” Karl Popper.
Credo che la relazione d’aiuto sia la più complessa realtà che si possa trovare, si cerca di capire per rendere l’intervento terapeutico efficace, ma non si può afferrare il significato dell’aiutare l’altro, è troppo complesso il motivo perchè qualcosa possa funzionare.
Nella relazione d’aiuto alle volte funziona far sentire l’aspetto paterno, la guida e la protezione, alle volte è quello materno che accudisce e tranquillizza, altre volte è l’elemento sorpresa o l’interruzione di schema che aiuta.
L’ipnosi è tutto questo è il modo che possediamo per permettere alle persone di esser consapevoli e cambiare, diventare viabili, adattarci al senso della vita.
La consapevolezza precede qualunque risultato ed anche la sua esportabilità e replicabilità, la consapevolezza è alimentata dall’immaginario, dal sogno, ma tutto quanto riguarda la vita prima di tutto passa dalla finzione, dal mettersi nei panni, emulare, proprio come fa il bambino quando apprende e conosce.
Credo che la strada migliore per aver consapevolezza del mondo e della vita dell’altro, per poterlo aiutare, sia entrare nel mondo dell’altro, sentirlo, eventualmente capirlo, il buon rapport iniziale è favorito dall’imitare l’altro, sfiancando a questo momento tutto ciò che rassicura e tranquillizza creando la giusta aspettativa, il pre talk lavora proprio sulle aspettative, genera nelle persone la giusta prospettiva all’accoglienza, all’accettazione, all’apprendimento.
A seguire ed a concludere la consapevolezza del buon terapeuta, Counsellor non rimane che la semina, con l’attenzione a confezionare personalmente l’intervento, il tailoring, sulle esigenze e le necessità della persona con cui si lavora, portandola al giusto livello di consapevolezza che gli permetterà di riequilibrarsi nella sua vita.