Ho ritrovato, in questi giorni, la mia tesi di laurea, quello che ho scritto ormai quasi 30 anni fa, beh devo dire che oggi posso parlare di questo lavoro ai miei fantastici uditori, gli “allievi” della mia scuola, che mi stanno insegnando a pensare, parlare, comunicare, aiutare, posso parlare loro, stavo dicendo, della mia tesi: “Sviluppi epistemologici della seconda cibernetica.”, e loro mi capiscono.
Ricordo ancora i miei primi tentativi di portar tale discorso alle persone che incontravo, generando una tale ansia ed incertezza che pochi riuscivano a sostenere.
Ero e sono appassionato delle mie idee, dei miei pensieri semplici e comprensibili che anche un bambino riesce a segure.
È bello esser riuscito a tradurre nella semplicità quella complessità, anche se devo ammettere a modo mio, alle volte quadrando quel cerchio così scomodo che è la perfezione del tutto.
È bello esser riuscito a tradurre nella semplicità quella complessità, anche se devo ammettere a modo mio, alle volte quadrando quel cerchio così scomodo che è la perfezione del tutto.
Come diceva Popper, lui e i suoi tre mondi, prima di parlare di una teoria bisogna semplificarla tanto che possa capirla anche un bambino, forse mi son avvicinato a questo nei miei discorsi, forse aver ridotto tutto a tre processi, come fu all’inizio del umanità, e dunque all’inizio del mondo per come lo conosciamo:
Il processo semantico (distinzione / immaginario / senso / significato / fine)
Il processo causale (implicazione / causa / effetto / religione / magia)
Il processo relazionale (socializzazione / relazione / suggestione / conscio / inconscio).
Questa distinzione mi è servita a rendermi conto del mondo degli altri, e che se volevo esistere per loro avrei dovuto rendere comprensibile a me stesso ed agli altri quello stesso mondo condiviso.
Oggi mi ritrovo fermo nell’idea di un mondo creato dalla nostra conoscenza, in un processo biologico / culturale, costruito dalla nostra mente che si costruisce attraverso questo mondo, i nostri sensi si forgiano guardando il mondo, e son cambiati dalle esperienze che vivono e condividono, e mano a mano vedono il mondo, lo riconoscono e lo usano, la vita usa il mondo trasformandolo in qualcosa di reale in cui ci troviamo a vivere, per questa ragione la conoscenza è fondamentale, perchè ci guida, ci orienta, ci obbliga, non possiamo esimerci da essa.
Perché è fondamentale parlare di relazioni d’aiuto?
Perché tutti abbiamo bisogno degli altri ed in un reciproco aiuto ci ritroviamo ad avere e dare quello di cui abbiamo bisogno per la vita, lo facciamo dando un senso ed un fine al nostro vivere, almeno tentiamo di farlo, e ci spieghiamo ogni cosa perchè comprendendone il significato ci tranquillizziamo, il capire e lo spiegare sono i più grandi ansiolitici mai costruiti, ci tranquillizzano, ci fan sentire ancora al centro del mondo, quel centro ormai perso nel lontano tempo perduto di Copernico, ci fan sentire esseri unici e non discendenti di semplici Primati, come ci ha dimostrato Darwin ed il suo evoluzionismo, e ci fa sentire padroni della nostra vita, e non asserviti ad un inconscio altalenante, poco stabile, e certamente autonomamente sconosciuto mondo. Ci fa sentire protagonisti ed impegnati eroi di un mondo di valori e di coerenza, mentre Woody Allen nel suo film “Basta che funzioni” ci ha dimostrato quanto alla fine ci vogliano unicamente pragmatismo e funzionalismo per comprendere e guidare la nostra vita.
Che strano mondo quello costruttivista, ti rende padrone del mondo gettandoti nello sconforto dell’illusione e del dubbio, decretando che la verità non è altro che un invenzione e di un bugiardo lasciandoti a pensarti tra le “Rovine circolari” di un Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo, noto come Jorge Luis Borges, scrittore, poeta, saggista, traduttore e docente universitario argentino, che nel suo racconto ci racconta che potrebbe andare a finire l’idea del nostro mondo sognato da un altro sognatore inaspettato.
Che strano mondo quello che ci rimane sapendo di esser artefici di un mondo che nel conoscerlo ci cambia la struttura dei nostri sensi con cui lo guardiamo, lo ascoltiamo, lo percepiamo.
Che stramo mondo quello che ci rimane tra le dita, dopo che è passata quella sabbia finissima del tempo che non si ferma mai, per quanto sia una di quelle spiegazioni ansiolitiche che ci diamo da sempre, lo scorrere del tempo appunto.
Che strano mondo questo nostro mondo che amiamo così tanto perché non possiamo averne un altro, perché è l’unico fantastico mondo di suggestioni ed amore che conosciamo, senza il quale non esisteremmo, non penseremmo, ne parleremmo, ne significheremmo, ne ci relazioneremmo con nulla.
Credo che entreremo presto in un nuovo medioevo e probabilmente in attesa di nuovi lumi proprio come i nostri antenati, confusi e sicuri al tempo stesso, capaci ed incapaci, esseri coscienti del nulla che ci circonda e che riempiamo di un tutto fantastico e suggestivo immaginario che ci rende unici certi di esseri felici, almeno in quei po’ chepì attimi che ci capita di cadere nella felicità, ed il concetto di cadere è chiaro, quando cadi l’esperienza è certa, ti capita, un attimo prima sei in piedi, un attimo dopo sei a terra, c’è un cambio repentino di realtá, ed è anche divertente se non ti fai male naturalmente.
Son contento d’esserci e di poter pensare a tutto quanto questo bellissimo esistere, tanto bello quanto unico mondo possibile.
Lascio a chi voglia continuare ad intrattenersi in questa magica complessità cibernetica, la possibilitá di sfogliare la mia tesi di laurea, che ho composto a suo tempo con la carica dei 101, i libri che lessi, almeno in un calcolo approssimativo, che comprendono quelli citati in bibliografia ed altri meno pertinenti ma egualmente significativi, che hanno accompagnato la mia costruzione del mondo di cui ora mi è permesso di parlare, grazie a chi, come vi ho detto i miei “allievi” insegnanti, pazientemente ascolta e traduce e vive con me, cercando di anticipare, come l’intelligenza spesso pretende da noi, di anticipare lo spazio ed il tempo che verrà.