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Intelligenza e coscienza: divorzio o rappacificazi…

Intelligenza e coscienza: divorzio o rappacificazione? 
Marco Chisotti.
«Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l’addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui.» Aristotele.
Intelligenza e coscienza sono due temi che continuano a girarmi in testa, ora mi sembra di intuire che c’è una ragione per cui si sono intasati nel mio pensare. Il mix che nasce da queste due esperienze è la vita! La vita umana intendo, perché di intelligenze e consapevolezze se ne possono avere di vari tipi, i computer, quelli sofisticati che oggi sempre più risolvono i nostri problemi con un semplice algoritmo, possiedono coscienza ed intelligenza, sicuramente l’intelligenza di un computer è più facile da comprendere, è la parte più espressiva del suo funzionamento, o computer è molto intelligente, intendendo per intelligenza quella capacità pratica di risolvere problemi, e quindi adattarsi meglio alla vita. Oggi un computer possiede una sua coscienza dal momento che è in grado di auto riferirsi, apprendere dalle proprie esperienze, e, infondo, raccontarsi una sua storia delle esperienze vissute.
In noi umani convivono diverse intelligenze e coscienze, c’è un Sé cosciente alla base della nostra esperienza fisica, che agisce in modo intelligente con tutta la sua potenzialità ed esperienza, il nostro cervelletto ne è un esempio, è una delle parti del nostro cervello più fitta di connessioni nervose. Ma in noi esiste anche un Sé cosciente che ci lega alle persone ed alle cose in modo affettivo ed emotivo, che sfrutta l’intelligenza relazionale e sociale, le nostre abilità ad auto soddisfarci nella relazione con gli altri. Ma l’essere umano è molto più complesso possiede un Sé autobiografico che sfrutta le nostre qualità linguistiche e mnemoniche, introducendoci nella storia, nella narrazione a cui apparteniamo e che ci appartiene.
Mi rendo conto facilmente della grande complessità a cui attingiamo quotidianamente, ma noi non abbiamo necessità di questa coscienza complessa ed a tutte le sue conseguenze, può bastarci pensare a quanto l’esperienza intelligente possa primeggiare sulle nostra coscienza.
Considerando l’intelligenza e coscienza possiamo semplicemente pensare il corrispettivo tra funzione e scopo, andiamo ad esempio ad analizzare il processo che sta alla base delle nostre decisioni, prendendo in considerazione il pensiero di Aristotele, lui parla di coscienza introducendo il concetto di causa, esistono due cause fondamentali nelle nostre decisioni, la causa efficiente e la causa finale, il fine, lo scopo devono guidare le nostre decisioni e le nostre scelte, l’efficienza segue, se considero quale mezzo sia migliore per raggiungere Roma, posso fare molte scelte in merito, l’auto, l’aereo, in treno, nessuna di queste scelte risulta però vincente, funzionale, se non ho deciso prima di voler andare a Roma, la causa finale deve sempre anticipare le cause efficienti, coscienza ed intelligenza cominciano ad incrociare un potenziale differente tra loro, una danza di funzionalità e scopo.
La coscienza è la prima esperienza fondamentale a cui far seguire gli atti intelligenti, solo che la coscienza stessa è una forma di intelligenza e dunque non potendo prescindere dai mezzi con cui io analizzo me stesso, la mia intelligenza, per dire ciò di cui ho bisogno, desidero o ho necessità, sono costantemente processo intelligente anche quando analizzo la coscienza di me stesso.
Credo che si possa alleggerire la cosa con un altro esempio, il voler raggiungere la luna da parte dell’umanità negli anni 60 ha spinto i migliori scienziati a studiare un modo per arrivarci, partendo dal metodo copernicano, la Terra gira intorno al Sole, nel fare i calcoli balistici per raggiungere il nostro satellite, i calcoli erano troppo complessi, dal momento che la terra continua a muoversi. Solo prendendo in considerazione il vecchio metodo tolemaico si è potuto ovviare al problema della complessità, facendo finta che la terra fosse ferma i calcoli, a quel punto, sono risultati funzionali, e, sebbene molti possono ancora dubitare che l’uomo sia veramente stato sulla luna, io sono convinto che i nostri piedi umani siano stati sulla luna, grazie a questa operazione di semplificazione, e banalizzazione dei calcoli si è potuto raggiungere la luna.
Credo che il dilemma intelligenza o coscienza si può risolvere semplificando questa complessità con un dialogo semplice e funzionale rivolto al proprio mondo interiore, il dialogo con l’inconscio, si può avviare al problema se andare nella direzione dell’intelligenza, o se puntare nella direzione della cosciente, credo che risultato migliore sia negoziare con quel Sé interiore che definiamo inconscio.
È la storia che ci raccontiamo che deve anticiparci il desiderio di continuare essere protagonisti della nostra vita, una vita a nostra misura, lo sviluppo tecnologico deve seguire le nostre intenzioni, le nostre volontà, e non andare verso l’efficienza, perdendosi la propria coscienza.
Credo che si debba imparare a pensare, come si impara a leggere, scrivere, fare i conti, pensare non è semplice, il pensiero è pieno di trappole, l’ipnosi lo mette in luce sistematicamente, pensare è un’arte che va coltivata, abbiamo la capacità innata di imparare il linguaggio che usiamo, abbiamo un’innata capacità di memorizzare le esperienze, siamo portati al Sé autobiografico, A raccontarci la storia in cui ci troviamo a vivere, ma siamo all’inizio di questa complessa esperienza di vita. Le storie non sono mai banali, sono la conoscenza che ci obbliga, sono le aspettative che si auto avverano del nostro vivere, del nostro impegno, del desiderio, della volontà, queste storie sono la nostra vita e non possiamo lasciare che queste storie raccontino la vita di qualcun altro, devono raccontare la vita che noi vogliamo.
Se non ci impegniamo a considerare il fatto che coscienza e intelligenza vadano coltivate in un preciso equilibrio, in cui desideriamo vivere, la tecnologia impugnerà per noi la decisione, infondo lo sta già facendo, gli algoritmi vincono su di noi con una forma intelligente molto efficace, ed efficiente, noi dobbiamo tenere in chiaro il perché vivere e mettere subito di seguito il come vivere.
Detto così sembra poi semplice, ma la complessità che dobbiamo affrontare sta proprio nel nostro mondo interno, queste cose che riguardano intelligenza e coscienza sono fenomeni descrittivi, di tipo cognitivo, danno forma alle cose, la vita è altro ancora, noi viviamo in un processo, é il processo che segna la nostra vita, il processo attinge dalle esperienze fisiche, dalle esperienze cognitive, dalle esperienze emotive.
Ora il nostro corpo fisico ha una sua dimensione biologica, capirne il miglior funzionamento è relativamente semplice, basta avere dei modelli funzionali di confronto per stabilire se sta bene o se non sta bene. La nostra intelligenza cognitiva è complessa, ma comunque ha dei limiti di funzionalità nella logica, e fino a che rimane nella logica e prevedibile, per certi versi si mantiene funzionale. Sono le nostre emozioni le più difficili da essere inquadrate, hanno la meglio sul nostro fisico, e sulla nostra intelligenza logica me, in fondo hanno il compito di essere la nostra vita.
Quando vogliamo aiutare qualcuno non possiamo dimenticarci che le persone possiedono un’intelligenza ed una coscienza, l’intelligenza parte dal corpo e si sviluppa con la cognizione, il bambino attraverso la sua esperienza corporea costruisce la realtà, poi, in un secondo tempo, astrae la sua esperienza raccontandosi le storie, la coscienza parte dalla consapevolezza delle esperienze fisiche, le percezioni, e condendole di memoria e linguaggio ci porta alle emozioni.
Beh sono convinto che sia meglio una rappacificazione tra coscienza ed intelligenza, ma solo attraverso una storia a lieto fine questo è possibile, il lieto fine è saper mettere in luce qual è l’obiettivo che si desidera raggiungere, e non star dietro all’efficienza di un mezzo, trovare il fine della vita sta nell’arte del pensare, arricchirsi di una conoscenza antica, come la filosofia, ed introdurla in una scienza moderna, la cibernetica, fino a trovare un giusto mix che ci avvicina e ci fa sentire uniti verso lo scopo del vivere comune.
«Il bello e il brutto, il letterale e il metaforico, il sano e il folle, il comico e il serio… perfino l’amore e l’odio, sono tutti temi che oggi la scienza evita. Ma tra pochi anni, quando la spaccatura fra i problemi della mente e i problemi della natura cesserà di essere un fattore determinante di ciò su cui è impossibile riflettere, essi diventeranno accessibili al pensiero formale.» Gregory Bateson