La fisiologia delle emozioni. a cura del dr. Antonello Musso
Nel profondo del nostro dna, fra le tante informazioni più o meno nascoste, si celano gli istinti, retaggio del nostro passato animale.
La paura? si tratta dell’impulso della preda che si immobilizza di fronte al pericolo sperando di farla franca;
la collera? reazione del capo branco che manifesta il suo potere di fronte ad un giovane maschio un pò troppo, prematuramente ambizioso;
la gioia? un segno di pace e di collaborazione rivolto ai nostri simili.
Immediate ed imprevedibili, le emozioni riportano alla luce i pensieri più elementari, a volte in momenti poco opportuni, e possono entrare in contrasto con la nostra mente razionale; non possiamo fare a meno di queste reazioni: senza di esse il nostro cervello farebbe molta fatica a funzionare bene.
Phineas Gage.
Nel 1848 questo giovane impiegato delle ferrovie americane, in realtà un pò maldestro, fece espodere accidentalmente una mina. Venne colpito da una sbarra di ferro di circa 6 kg che gli attraversò la guancia sinistra, il cranio e la parte anteriore del cervello per poi uscirne a e cadere una trentina di metri più in là.
Sopravvisse ed in meno di due mesi era di nuovo in piedi, comportandosi però in modo diverso da prima: molto irritabile, sempre insoddisfatto e soprattutto incapace di prendere una decisione semplice come ad esempio scegliere quale vestito indossare.
Solo nel 1994, due studiosi americani (Antonio e Hanna Damasio), analizzando il cranio conservato al Warren medical museum di Harvard, deussero che la zona colpita era la corteccia orbito-frontale.
Tutti coloro che per un motivo o per l’altro avevano subito lesioni in questa parte del cranio, erano incapaci di prendere le decisioni più semplici o addirittura banali.
Per i neurologi non sussistono dubbi: alle riflessioni di queste persone, manca l’elemento essenziale delle emozioni.
altri esperimenti dimostrarono che facendo osservare a queste persone immagini raccapriccianti, esse ammettono che sono insostenibili, ma anche che non provano sentimenti di terrore.
Quando un problema si pone al nostro cervello, ad esempio cosa farò nel fine settimana, la mente passa in rassegna ogni possibile soluzione; ad ogni scenario si scatena una mini reazione emotiva che etichetta letteralmente ogni risposta.
In questo modo il cervello effettua una prima selezione basata sul piacere, sulla tristezza, sulla noia ecc.
Il resto del lavoro viene fatto dalla ragione (“resto a casa così risparmio”) e dalla memoria (” in montagna ci sono stato l’altro week end”).
Al termine la decisione.
Dunque le emozioni sarebbero un meraviglioso stimolo per ragionare, decidere o semplicemente per decifrare il mondo. Se esso infatti trattasse tutti i dati che gli arrivano dall’estero e dall’interno, presto sarebbe saturo. Allora le emozioni lo aiutano a fare una cernita di ciò che in quel momento è meglio per noi.
Durante una passeggiata, molti stimoli emotivi ci colpiscono, ma se un’auto cerca di investirci, questo fatto genera una reazione emotiva assai maggiore dl cinguettio degli uccelli che ci ha colpito un momento prima; in tal modo possiamo scansare il pericolo preservando la nostra persona.
Inoltre le emozioni ci permettono di dialogare in modo diverso e senza l’uso della ragione con i nostri simili. Intuire che quella persona si prende gioco di noi o è in collera o ci vuole impressionare, ci permette di decifrare il senso reale delle sue parole; tra madre e bimbo, esso è l’unico primitivo linguaggio coerente.
Il centro del cervello che scatena le emozioni è l’amigdala; ciò accade sia in modo interno attraverso una analisi introspettiva, sia copiando dall’esterno emozioni altrui e rivivendole come proprie. Per questo se ad un funerale tutti piangono, anche noi lo facciamo o se tutti esultano ad un gol, anche noi ci uniformiamo.
Ecco perchè la vita deve avere ogni tanto, delle emozioni