Vi è la possibilità di veder convivere interpretazioni antitetiche e tutte legittime della “realtà” (patchwork), oggi culture un tempo lontanissime convivono porta a porta, creando per necessità un’amalgama in cui principi e presupposti antinomici, apparentemente incompatibili, devono convivere.
Non si può dimenticare che le scienze, soprattutto le scienze umane, hanno fondamento “retorico” non metodi fondativi, legano con le emozioni, la rosa non è una rosa comune, ci ricorda il “Piccolo principe”, quella rosa è la mia rosa, le scienze umane sono semplici ma trattano i problemi complessi della vita.
La comunicazione e la condivisione del conoscere hanno avuto una funzione critica e riflessiva su ciò che è comunemente ritenuto “certo”, Edgar Morin, uno dei più grandi filosofi del nostro secolo, parla della necessità continua di “immergersi nelle acque del dubbio”.
È necessaria la sostituzione dei criteri di fondatezza conoscitiva con i criteri di utilità pragmatica, viabilità, il relativismo “anything goes”, il “tutto quanto è relativo” mette in risalto il funzionalismo, va rispettato ciò che funziona più che ciò che è fondato da una teoria di riferimento.
Più che mai la psicologia ha bisogno di un metodo che includa questa complessità. Un metodo che ci aiuti a pensare la complessità del reale, invece di dissolverla e di mutilare la realtà a favore di verità di comodo.
Questo metodo deve fornire i principi operativi per pensare autonomamente e del vivere il senso comune condiviso. Metodo significa infatti “via”, “cammino”. Non si tratta tanto di un programma, un insieme di ricette, ma di una strategia, cioè di una azione che si adatta a seconda della retroazione della realtà, a seconda delle necessità che si incontrano nelle relazioni d’aiuto. Non vi sono delle risposte già pronte, le risposte vanno costruite con la persona, il counselling insiste sull’ascolto attivo proprio perchè non esiste una realtà ontologica da imporre ma solo delle possibilità pragmatiche da offrire a colui che si trova in un’impasse.
Abbiamo bisogno di una nuova mentalità, la psicologia nel suo risvolto operativo ha dato dietro alla medicalizzazione della psiche, dobbiamo tornar a comprendere che il modo di vedere le cose è più importante del cambiamento stesso delle idee.
La semplificazione è il male, è importante pensare che il semplice e il complesso sono legati, c’è voluta una favolosa complessità di interazioni biologiche e sociali per arrivare a un semplice sorriso, tutta la complessità della vita in un gesto, una parola, un pensiero, la nostra intelligenza nella sua semplicità quotidiana racchiude il mistero complesso della vita stessa.
La conoscenza illumina ed oscura nello stesso tempo, la conoscenza obbliga, limita ed impegna, pur dandoci ciò che necessitiamo.
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