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Siamo fatti per come ci siamo costruiti. Marco Chi…

Siamo fatti per come ci siamo costruiti. Marco Chisotti.


E se fosse il nostro mondo inconscio a decidere? Se facesse aspettare la mente logica, razionale, cosciente il momento opportuno per capire? Se ci mettesse a maturare prima di comprendere, potrebbe succedere che non arriviamo in tempo, che finiamo la vita prima di finirne la comprensione. Credo sia questo il mio pensiero e condivido con voi i pensieri che lo producono.



Il paradigma della complessità.
La complessità rifiuta di lasciarsi definire in modo semplice e sbrigativo. Esistono due poli della complessità: un polo empirico, un polo logico. Il polo empirico è quello dei disordini, dell’alea, dei grovigli, delle inter-retro-azioni nei fenomeni. Il
polo logico è quello della causalità retroattiva, delle contraddizioni inaggirabili a cui conduce la conoscenza razionale-empirica, delle indecidibilità in seno a dei sistemi logici, della
complessità dell’identità.
Edgar Morin.



Paragonando la personalità con l’universo lo stato mentale è possibile definirlo:



Chiuso quando porta all’atteggiamento autocentrato col mondo
Aperto quando porta nello stato di estasi lontano dal mondo
Piatto quando porta ad un equilibrio funzionale verso mondo



“Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.” Steve Jobs
Siamo una storia ordinata e coerente, abbiamo un “Io” in grado di fingere, raccontare, inventare, un io che con facilità dimentica da dove è partito, dimentica cose e persone, fatti e misfatti, per poi tornare a raccontare quello che ha lasciato dentro di se, costruito con cura e attenzione, che è diventato reale, stabile e duraturo.



I nostri antenati vivevano nella preistoria in un ambiente naturale seguendo le loro sensazioni: osservavano il cielo, le stelle, la luna, il sole, i fiori e i frutti, le pietre, e vivevano di ciò che la natura dava loro. Sapevano costruire oggetti di forme e dimensioni precise senza avere conoscenza della geometria, ne della matematica si adattavamo alle variazioni del clima o migravano verso luoghi più vivibili. Quando arrivò il linguaggio e con esso l’uso di verbi e degli aggettivi la loro mente cominciò a creare ed organizzare il mondo per come oggi lo conosciamo. 



Fu allora che cominciarono a vivere la suggestione e l’ipnosi, con il gioco degli emisferi cerebrali, nell’uso creativo della suggestione, o nella definizione precisa dell’emisfero dominante, con l’ipnosi, resa possibile dalla dissociazione innata tra ragione ed emozione, e, attraverso il linguaggio, creando esperienze cognitive e cerebrali con focalizzazioni nel tempo e nello spazio, vivendo la causa e l’effetto coi nessi causali, o implicazioni, e percependo le variazioni percettive dei colori, intensificazioni, dei profumi, dei suoni, delle sensazioni. Siamo guidati dai pensieri che una volta costruiti ed attivati proseguono facilmente e volentieri senza più noi, loro creatori.



Il pensare spesso non è altro che eseguire una funzione: agire scegliendo, tra le possibilità che abbiamo in repertorio, quella che ci sembra migliore, usare, ma questa è solo una parte del lavoro del nostro pensare.



Ma esistono almeno tre forme diverse di pensiero, ed é Popper che parla di tre mondi diversi:
Il pensiero basale, il primo mondo
Il pensiero consapevole, il secondo mondo
Il pensiero linguistico, il terzo mondo



Il primo, il pensiero basale, riguarda un attenzione di fondo inconscia, tipicamente prodotta dal nostro cervello rettile, in cui teniamo sotto controllo l’ambiente per come si presenta, sopravviviamo all’ambiente stesso, con meccanismi d’attacco o fuga, di avvicinamento o allontanamento inconsapevoli. 
Il mondo uno, come lo rappresenta Popper è fatto delle cose materiali, gli oggetti del nostro mondo, le cose fisiche, potrebbe essere visto, qualcuno direbbe che é il mondo che prende il posto dell’altro, del mondo due, quando non ci pensiamo direttamente.



Il secondo, il pensiero consapevole, ci fa ragionare con più calma e vagliare con attenzione le situazioni, ci fa decidere e scegliere. Le immagini viaggiano in modo regolare e ordinato, una dopo l’altra, come in un film dove le cose accadono con coerenza e una giusta sequenza. E’ in questo secondo tipo di pensiero che si è inserito il modo di pensare tipicamente umano dopo l’invenzione del linguaggio. 
Il mondo due, come lo rappresenta Popper, é il mondo dell’esperienza soggettiva, é il mondo delle emozioni, della volontà, dei desideri, dei sogni, dei pensieri, di ogni sentimento, è il mondo del cervello mammifero, del prendersi cura, del proteggere e difendere, dell’appartenere.



Il terzo, il pensiero linguistico, è rappresentato dal mondo delle idee, con questo tipo di pensiero l’essere umano ha fatto uno grande cambiamento, lasciando indietro tutti gli altri esseri viventi. Il pensiero della neo corteccia. Le parole che esprimono immagini e concetti, possono essere dette o scritte, e soprattutto possono essere manipolate, cancellate, deformate, trasformate. Possono costruire nuovi concetti, nuove immagini, anche non esistenti nella natura, da qui è nata la creatività del pensare umano. E con la precisione con cui pensieri e immagini sono stati usati con le parole, i numeri, ed i concetti, l’uomo ha creato la scienza. E’ così esplosa la trasmissione e l’evoluzione del pensiero, si è formata la cultura, la conoscenza oltre i confini del mondo uno e del mondo due, il mondo tre, che a detta di Popper é il prodotto del pensiero dell’uomo, il linguaggio che va oltre ai segni, ciò che rimane come concetto in un linguaggio che é tradotto, ad esempio in una “verità”, il ghiaccio ha una temperatura sotto gli zero gradi centigradi, almeno questo é l’accordo, in qualunque lingua io traduca questa affermazione la verità descritta non cambia, è il mondo delle misure e degli accordi musicali, economici, politici, dei credo religiosi condivisi. È il mondo del divenire, a partire dal prodotto degli altri due mondi.



Alla domanda di come si può conoscere se stessi Goethe risponde:
“Mai con la meditazione ma con l’azione. Cerca di fare il tuo dovere e saprai subito che cosa vali”. Goethe J.W.



L’io o identità non ha una sede specifica nel cervello, l’identità è costituito in larga parte dal contesto sociale, un mondo di parole, dialoghi, discorsi, racconti che costituiscono il palcoscenico dell’umanità, e costituiscono la nostra identità narrativa, e definiscono, supportate dal corpo con le sue sensazioni, il nostro esistere nella nostra storia che è la nostra vita.