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Dal pensare all’agire,dall’astratto al concreto ne…


Quali forme e figure vedi? Un cane, una mano? Un naso un gomito? Un orecchio una donna?

Dr. Marco Chisotti

L’ipnosi costruttivista offre alcuni spunti per sviluppare una relazione d’aiuto. È possibile enucleare alcuni dei principi fondamentali dell’ipnosi costruttivista.
L’individuo e l’ambiente rappresentano un unico ecosistema interagente, che si autoregola e cresce in funzione di ogni elemento che ne fa parte.
Un ecosistema dove vige un ecologia della mente, nei termini definiti da Gregory Bateson, il disagio psicologico assume perciò un significato di adattamento creativo in risposta all’ambiente.
La viabilità è ciò che vien cercato dall’individuo ed il suo adattamento, che si è sviluppato nelle sue esperienze passate, ma che può non aver più la stessa utilità raggiunta nella situazione presente, nel qui ed ora.
Noi tendiamo ad utilizzare le esperienze passate, evitando i cambiamenti, andando verso la nostra neghentropia, idea ed esperienza del nostro ordine interno, ad avere il massimo dando il minimo, e siamo più sensibili a ciò che può danneggiarci, piuttosto che esser attenti a ciò che ci fa star bene, per questa ragione tendiamo a preoccuparci, ci pre occupiamo di ciò che potrebbe danneggiarci.
Ora il vissuto che va proposto per focalizzare il problema è: “Ora cosa succede nella tua esperienza!”, usare il tempo presente, il momento preciso ora, adesso, “A quale obbligo stai rispondendo!”, a quali devo sei sottomesso, “cosa succederebbe se…”, la dissociazione creata permette questa esperienza, permette un confronto ed uno sviluppo attraverso il gioco delle parti suggerite e la proiezione nel tempo.
Noi esistiamo attraverso un dialogo col nostro mondo interno, l’inconscio, col quale ci confrontiamo e costruiamo il nostro “esistere nel mondo”.
L’approccio dell’ipnosi costruttivista considera importante l’intera esperienza di vita di una persona: fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale.
L’ipnosi costruttivista si occupa soprattutto di osservare e verificare la consapevolezza del processo dei pensieri, sentimenti e azioni di un individuo, prestando maggiore attenzione al “cosa” e al “come”, piuttosto che al “perché” di un’azione o di un comportamento.
La consapevolezza del come qualcosa avviene, infatti, conduce più facilmente alla possibilità di compiere un cambiamento genuino e responsabile.
Prendendo spunto dal pensiero di Ormon Mcgill possiamo dire che la consapevolezza ci rende protagonisti della nostra vita, non possiamo esimerci dall’essere, la vita è un divenire nell’essere (esistere). Ma la consapevolezza è un processo, meglio detto è un dare forma ad un processo, per poter raggiungere la consapevolezza dobbiamo poter immaginare, astrarre l’esperienza, il sogno da forma e permette le realizzazioni future, ma da dove arriva l’esperienza concreta?
L’essere umano è in grado di coordinarsi nella realizzazione della sua vita concreta, attraverso l’astrazione immaginaria, il sogno, che ci porta consapevolezza, partendo da un esperienza concreta, quella dell’imitazione! Faccio finta di essere, comincio ad agire l’esperienza che desidero raggiungere fingendo, poi continuo a sognarmi nell’esperienza, astraggo per pensarmi, immaginando e dando forma al processo che sto vivendo, ricavandone consapevolezza, fino alla realizzazione del progetto.
La relazione d’aiuto rappresenta il laboratorio di ricerca ideale in cui una persona può scoprire, osservare e integrare aspetti diversi della sua persona. Sulla base dell’esperienza diretta guidata dall’ipnotista, per il quale è più importante l’esperienza di un comportamento che l’interpretazione di questo, o la ricerca del perché, fino a portare la persona a costruire quel dialogo interno, preghiera, che restituisce sicurezza, serenità, fiducia alla realizzazione dei propri progetti.

L’ipnosi esplora il rapporto tra il sé ed il mondo, i confini dell’io, l’identità vanno negoziati col cliente, perché c’è molto all’esterno di cui abbiamo bisogno. Il processo attraverso il quale facciamo passare qualcosa attraverso i confini della persona si chiama trance ipnotica. Fare contatto richiede un dispendio di energia ricordava Fritz Perls riteneva che appena una situazione è chiusa, siamo aperti per la successiva situazione che si presenti come una figura che emerge da uno sfondo; secondo lui la nevrosi è frutto di un numero ripetuto di situazioni incompiute, di Gestalt, forme incompiute.
Fritz Perls – che in origine ebbe una formazione freudiana – riteneva che la personalità avesse più strati.
Strato dei cliché: è lo strato più esterno, una piccola parte del sé genuino che viene impiegata per fare domande su persone senza un interesse reale.
Strato dell’impersonificazione dei ruoli appresi: la rappresentazione del ruolo diventa automatica e serve a mascherare il sé genuino, ad es. padre o madre, professore o studente.
Strato dell’impasse: a questo livello si sperimenta un senso di vuoto o nullità.
Strato implosivo-esplosivo: la persona è consapevole delle proprie emozioni che esprime verso l’esterno e verso l’interno.
Personalità genuina spogliata di tutti i modi di esistere appresi nel mondo.
Con la consapevolezza completa si diventa coscienti dell’autoregolazione dell’organismo. Perls riteneva importante la differenza tra la realizzazione del sé e la realizzazione dell’immagine del sé, la protezione dell’immagine attraverso ruoli, implica che non si ha diritto di esistere così come si è. Riguardo all’essere nel mondo delle persone, il modo in cui ci orientiamo nella nostra vita, Fritz Perls divideva le persone in tre grandi categorie riguardo al loro modo di essere:
Devisti: vivono in base a regole e regolamenti imposti. Il loro comportamento è stabilito dal confronto con regole e regolamenti imposti. Come si dovrebbe e non dovrebbe essere.
Circaisti: tra questi si trovano gli intellettuali, quelli che preferiscono pensare piuttosto che fare, persone prese dal passato e dal futuro.
Esistenzialisti: persone che si accettano così come sono.
È semplice poter premiare scelte e decisioni di un esistenzialista, una persona che si conosce, padrona del proprio dialogo interno, libera da operatori modali di necessità, devo, libera dalla focalizzazione continua in tempi diversi dal qui ed ora, ieri, domani.

Le modalità di resistenza che sviluppiamo quando non siamo in grado di sviluppare la nostra esistenza sono un adattamento creativo della nostra persona alle difficoltà dell’ambiente. Esse possono esser distinte in cinque reazioni differenti: introiezione, proiezione, deflessione, retroflessione, confluenza.
L’introiezione è la caratteristica umana di incorporare sentimenti, atteggiamenti e pensieri altrui. La proiezione è la caratteristica umana di accreditare ad altri sentimenti, atteggiamenti e pensieri propri. Questi due atteggiamenti son molto comuni, vengono vissuti da tutte le persone, ciò che cambia è di solito la modalità con cui introiettiamo o proiettiamo durante la nostra vita. Come ho detto viene utilizzata l’introiezione quando si percepisce qualcosa che fa parte dell’ambiente come se facesse parte di noi stessi: se assimilare significa decomporre un elemento dell’ambiente scegliendo ciò che è nutriente e respingendo ciò che è tossico, con l’introiezione non si fa tale distinzione e di conseguenza si “ingoia” un’esperienza in maniera acritica. Quando si sviluppa la logica del carceriere si vive un meccanismo di questo tipo, ci si immedesima senza distinguo.
Col meccanismo della proiezione invece ho detto che si attribuisce all’ambiente qualcosa che in realtà ci appartiene, ma non si riconosce. Ma si possono attribuire agli altri anche atteggiamenti, emozioni o pensieri complementari ai nostri, in modo tale da legittimarli, “così fan tutti”.
E anche l’anticipazione delle reazioni dell’ambiente è una forma di proiezione, poiché per far ciò io utilizzo le mie esperienze passate, le mie personali conoscenze per fare delle inferenze su ciò che accadrà, creiamo e ci creiamo aspettative e profezie che tendono ad avverarsi.
La deflessione include tutte quelle manovre che utilizziamo per diminuire l’intensità del contatto, del coinvolgimento con gli altri, quando ci emozioniamo o pensiamo di poter perdere il controllo tendiamo ad utilizzare un linguaggio vago o perifrasato, sfuggire lo sguardo, scherzare, non comprendere, o cadiamo dalle nuvole più e più volte, è li è ovvio ma la nostra mente, il nostro inconscio, provvede a farlo sparire.
Infine la retroflessione consiste nel fare a se stessi ciò che vorremmo fare all’ambiente o che l’ambiente facesse a noi, una forma diretta su di se di qualunque esperienza vissuta, nel bene ma anche nel male.
Questi atteggiamenti come si può vedere sono normali, si vedono e si sentono costantemente nei rapporti umani, ciò che li rende dannosi sono la quantità, e un atteggiamento di impotenza nel renderceli consapevoli.
Per utilizzare le risorse del cliente ed avvicinarci alla sua consapevolezza, e favorire il suo processo di auto-consapevolezza ci dobbiamo chiedere “Cosa sta facendo?” “Come si comporta, è coerente, è tranquillo, agitato, spontaneo, manierato?”, “Quali emozioni sta provando?” “Quali emozioni ha vissuto in passato, ricerca, desidera vivere?”, “Quali sono le sue intenzioni?”, “Da cosa si allontana, evita, rifugge?”, “Quali attese, cosa si aspetta?”.
Dobbiamo accompagnare la persona nel suo mondo e farci raccontare ora quello che vive, sente, prova, attraverso le emozioni, le azioni, i ragionamenti, dobbiamo stimolarlo, incuriosirlo, arricchirgli il suo dialogo interno, dargli nuove possibilità di scelta e farlo muovere nella sua vita, farlo agire in modo concreto e diretto. Renderlo consapevole dei suoi pensieri delle sue azioni, delle risposte, delle situazioni, delle sue scelte, delle sue possibilità ed opportunità.
L’ipnosi costruttivista nasce dall’idea di agire la conoscenza che una persona si costruisce di sé attraverso un dialogo consapevole, concreto e diretto col nostro inconscio, il nostro angelo custode, il nostro spirito guida.


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