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Il mondo, al contrario del mondo al contrario, è u…

“Non sono le cose in sé che ci preoccupano, ma le opinioni che abbiamo di quelle cose.” Epitteto

Come ci insegnò Giambattista Vico, vero padre del costruttivismo, la mente umana giudica le cose lontane ed inaccessibili tramite ciò che le è familiare e vicino, compresi i sentimenti.
È necessario considerare la verità come un insieme di processi (un “network”) a più livelli irriducibili tra loro. La realtà, in questo caso, passa ad essere pluralista e processuale, é l’osservatore che la rende unica introducendovi il suo ordine: ciò che viene definita realtà é il prodotto dell’interazione tra osservatore e ambiente. Noi diveniamo ciò che psicologicamente pensiamo prima, durante e dopo le nostre esperienze. Il mondo è perciò la conseguenza delle nostre esperienze.
L’individuo diviene così un sistema coerente, in grado di filtrare la realtà, strutturato attraverso costrutti e sistemi di credenze, che gli permettono di organizzare le proprie esperienze in un contesto pieno di scopi, intenzioni, piani e strategie.
Lo stesso comportamento umano nasce dall’interdipendenza e dall’adattamento reciproco delle proprie premesse, credenze, valori e fini ai quali gli individui relazionandosi fanno continuamente riferimento.
Il rapporto tra osservatore e osservato mette in luce la semplice idea ingenua di descrizione dell’uno sull’altro, questi vengono messi in relazione diadica continua dalla quale è impossibile prescindere, come scrive Varela (1985): “Questa situazione consiste nel fatto che colui che descrive non può uscire dall’unità per considerare i confini e l’ambiente, ma é associato con il funzionamento dell’unità sempre, in quanto elemento che la determina. Tali situazioni, alle quali appartengono molti dei sistemi sociali autonomi, sono caratterizzate da una dinamica in cui la stessa descrizione del sistema rende il sistema differente. Ad ogni stadio, l’osservatore é in rapporto con il sistema attraverso una comprensione, che modifica la sua relazione con il sistema. Questo é, propriamente parlando, il circolo ermeneutico d’interpretazione e azione, sul quale sono basate tutte le faccende umane.”
È interessante notare come anche nella teoria dei sistemi un sistema, come l’osservatore, è considerato come possibile parte di un campo di osservazione più ampio, le cui parti possono essere, a loro volta, altri sistemi; qualsiasi sistema è contemporaneamente un sottosistema ed un sovrasistema a seconda di dove si ponga lo sguardo, dalla parte dell’osservatore o dell’osservato. L’assunzione di quest’ottica di indagine mostra all’osservatore la relatività del proprio punto di vista rispetto a tutti quelli possibili e l’impossibilità di eliminare i vincoli che l’essere un individuo biologico, psicologico e sociale pongono alle possibilità e capacità di fare un osservazione assoluta, sono possibili solo osservazioni relative, dove ogni relazione è relativa, coi suoi limiti e le sue possibilità.
Carl Rogers, psicoterapeuta, limita l’importanza del terapeuta, l’osservatore nelle relazioni d’aiuto, per lui è fondamentale, per iniziare una relazione d’aiuto, un ambiente accogliente, non direttivo, Rogers ha fiducia nella capacità delle persone di capirsi e di risolvere da sole i propri problemi, per questo pone l’accento sull’importanza della relazione col cliente. Nella sua impostazione il risultato dipende più dalla qualità della relazione che dalle conoscenze tecniche del consulente, ed in questo mi trovo personalmente in pieno accordo col suo pensiero, aggiungo che neppure le tecniche son importanti quanto la relazione che si viene a costruire tra consulente e cliente.
Lo psicologo svizzero Jean Piaget, uno dei padri della scuola costruttivista nel XX secolo, caratterizzava l’esperienza umana dicendo: “La mente organizza il mondo organizzando se stessa”, ed è attraverso una relazione dopo l’altra che noi ci costruiamo la nostra storia, nel concetto del tempo, dell’inizio e della fine, un gioco, un intreccio di emozioni, pensieri parole, in ruoli da osservatori, osservati, in ogni come ed in ogni dove della nostra vita.
Come diceva Albert Einstein “è la teoria che determina ciò che osserviamo”, la teoria, o conoscenza strutturata dall’esperienza, indica il modo in cui decodificare le esperienze, e quindi creare gli oggetti di cui ci circondiamo, l’osservatore, infatti, stabilisce un ordine fra i tanti possibili e costruisce così la sua realtà.
A Francisco Varela il compito di dare spazio alle leggi della conoscenza che ci permettono di chiarire l’ordine con cui considerare il mondo: “Il punto di partenza di questo calcolo è l’atto di distinguere. Con questo atto primordiale noi separiamo le forme che ai nostri occhi sono il mondo stesso. Da questo punto di partenza noi affermiamo il primato del ruolo dell’osservatore, che traccia distinzioni dovunque gli piaccia. Così le distinzioni, che danno origine al nostro mondo, rivelano proprio questo: le distinzioni che noi tracciamo – e queste distinzioni riguardano più la dichiarazione del punto in cui si trova l’osservatore che non l’intrinseca costituzione del mondo, il quale, proprio a causa di questo meccanismo di separazione tra osservatore e osservato, appare sempre sfuggente. Noi facciamo le distinzioni che danno forma al processo percettivo, conosciamo e memorizziamo le nostre conoscenze, dopodiché dimentichiamo quante e quali distinzioni abbiamo fatto per essere quello che siamo.
Nel percepire il mondo così come lo percepiamo, dimentichiamo ciò che abbiamo fatto per percepirlo come tale; e quando questo ci viene ricordato e percorriamo a ritroso il nostro cammino, quel che alla fine incontriamo è poco più di un’immagine specchiante di noi stessi e del mondo. Contrariamente a quanto di solito si presume, una descrizione sottoposta ad analisi approfondita rivela le proprietà dell’osservatore. Noi osservatori distinguiamo noi stessi esattamente distinguendo ciò che in apparenza non siamo, e cioè il mondo.”
Forse la risposta a tutto quest’incalzare di distinzioni, conoscenze, esperienze è proprio l’ipnosi, in fondo quello che succede con l’esperienza dell’ipnosi è fare come se, una piccola finzione che genera una grande funzione, quella di convincere, persuadere e suggestionare portando così i nostri pensieri all’altezza dei nostri sogni, superando così i limiti del conosciuto, generando la magia di nuove implicazioni che ci cambiano cambiando così l’osservazione del mondo, perché il mondo, al contrario del mondo al contrario, è sempre un mondo!

— Post From My iPad Marco Chisotti
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